Lecco, Aliberti al Comune: «Serve subito una nuova cabina elettrica». O si rischia l’agibilità

La scorsa stagione, il match con il Vicenza, con più di 3mila spettatori, ha rischiato di non disputarsi e causare la sconfitta a tavolino per 3-0 a causa di un black out

Lecco

Scuote il capo, Aniello Aliberti. Ha incontrato in Comune, in questi giorni, il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni ma, pur avendo ricevuto una generica disponibilità ad andare avanti con le interlocuzioni, non riesce a stringere il cerchio. E tutti sanno quanto un imprenditore rifinito come lui sia poco abituato alle pastoie della burocrazia. Aliberti capisce le difficoltà del sindaco e della sua Giunta, capisce l’iter che sta dietro all’autorizzazione tecnica e finanziaria di ogni operazione della macchina comunale. Capisce anche che lo stadio e il Lecco non siano una priorità per questa amministrazione, ma, detto questo, è stanco.

Eppure quanto discusso con il presidente del Lecco, ovvero il rifacimento della cabina elettrica che all’esterno dello stadio dà corrente a tutto l’impianto di illuminazione, ai servizi del Rigamonti-Ceppi, ai led pubblicitari, è di vitale importanza. Non solo per avere la sicurezza della regolarità del campionato. Ma anche per motivi di ambiente ed ecologia urbana. Il lezzo del motore diesel, ospitato nel parcheggio antistante il bocciodromo, è percepibile, durante le partite, a decine e decine di metri. È altamente inquinante. È rumoroso. E, si scopre solo ora, Lecco-Vicenza, con più di 3mila spettatori, ha rischiato di non disputarsi e causare la sconfitta a tavolino per 3 a 0 (invece finì in parità), ai danni dei blucelesti perché l’impianto elettrico non ha retto e il generatore diesel si era inceppato. È ripartito quasi subito e la partita si è disputata regolarmente, ma quanto si sta rischiando ad affidarsi a un motore termico del genere? E non si nota la contraddizione tra una Giunta che fa, giustamente, della mobilità sostenibile e dell’ecologismo la sua bandiera e poi fa disputare le gare di serie C nel suo stadio grazie a una tecnologia vecchia, rumorosa e inquinante? Aliberti queste considerazioni le lascia ai giornalisti, ma osserva. «Quella cabina elettrica bisogna portarla a reggere 500 kilowatt. È sempre stato un tema che il Comune ha sostenuto, anche l’anno scorso, il problema sono le tempistiche. Non ci dice che non lo vuol fare, anzi. Ma il punto è quando lo farà. Il sindaco me l’ha ribadito, è una cosa già assodata: vuole “regalarci” questa cabina (del costo di circa 200mila euro, ndr) ma io sono stanco, sono veramente stanco perché ogni cosa a Lecco sembra un problema».

Sembra di sentire il vecchio patron Paolo Di Nunno che lamentava, anch’egli scarsa collaborazione da parte del Comune. Ma Di Nunno era troppo “pittoresco” per essere preso sul serio. Sbraitava, gridava, e, così facendo, si metteva nei guai con l’amministrazione non rendendosi credibile. Ma Aniello Aliberti è tutt’altra persona. Né migliore né peggiore, semplicemente molto pacata, seria, posata. Eppure il risultato è lo stesso: arrivate in piazza Sassi le istanze del calcio a Lecco sprofondano nelle sabbie mobili amministrative.

«Non so cosa ci voglia per smuovere le acque – riflette Aliberti - So solo che l’anno prossimo avremo due squadre che giocheranno al Rigamonti-Ceppi: la prima squadra e la Primavera, visto che siamo andati in Primavera 2. Sembrano tutti contenti che siamo andati in Primavera 2 ma il nostro campo sarà sottoposto allo stress di due squadre che ci giocano sopra. Intanto, senza andare lontano, a Rovagnate il comune ha messo 1,6 milioni di euro nello stadio. E qui sembra di chiedere la luna nel voler velocizzare la costruzione della nuova cabina elettrica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA