
( foto menegazzo)
Lecco, jolly Di Ceglie
Una grande prestazione
Il bluceleste era stato in forse sino all’ultimo. «Peccato per il risultato, spesso giochiamo bene, ma non otteniamo il massimo, quando ci spetta»
L’intera intervista sull’edizione di martedì 12 novembre
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Errori arbitrali, un pizzico di sfortuna, una dose di inesperienza e la frittata è fatta. L’ennesima prova convincente non porta ai tre punti in casa del Lecco.
Leo Di Ceglie, centrocampista bluceleste protagonista di una partita praticamente perfetta, si lamenta: «Il rigore non c’era, anche se da fuori poteva sembrare così. Matteassi si è buttato e lo ha ammesso negli spogliatoi. Mi ha detto che pensava avesse fischiato la punizione contro e l’ammonizione per simulazione… E poi tutte quelle punizioni fischiateci contro nel finale. Era logico che prima o poi una potesse finire dentro la nostra rete».
Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: dopo una settimana travagliata per il ginocchio, Di Ceglie ha fatto molto bene. E la squadra con lui.
«Non sapevo nemmeno se sarei riuscito a scendere in campo - ammette -. Poi ho provato venerdì e anche il “prof” Lele Ratti mi ha visto bene, pr cui mi sono buttato in campo a mente sgombra ed è andata bene. Adesso però bisogna fare punti perché non meritiamo la situazione di classifica che abbiamo. Non ci sono undici punti di distacco tra noi e il Pro Piacenza. Anche per i giocatori che abbiamo: il Pro non aveva un Bugno, un Mauri, tanto per fare un esempio».
Dominio in campo
Il centrocampista di Lallio, accompagnato sempre, in casa e trasferta, dalla famiglia, riflette: «Facciamo spesso molto bene ma non raccogliamo il massimo, quando ci spetta. Se non riusciamo a raccogliere i tre punti quando facciamo certe prestazioni, quando fai meno bene è logico che tu perda. Come successo a Legnago. Una cosa però è certa: il Pro Piacenza lasciava un po’ più giocare e questo ci ha favoriti».
Il Lecco soffre le squadre “tignose”: «Quando si chiudono e la buttano lunga davanti, facendo la guerra a centrocampo andiamo più in difficoltà, è vero».
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