Salta la salita al Gasherbrum IV

Dopo 40 giorni e più di 200 km Federico Secchi, Leonardo Gheza e Gabriele Carrara hanno dovuto interrompere la loro spedizione

Dopo 40 giorni e più di 200 km Federico Secchi, Leonardo Gheza e Gabriele Carrara hanno dovuto interrompere la loro spedizione al Gasherbrum IV causa nevicate abbondanti e meteo difficoltoso. Obiettivo del progetto, patrocinato dal Club Alpino Italiano, era quello di tentare la storica via aperta nel 1958 da Walter Bonatti e Carlo Mauri. All’epoca i due alpinisti italiani raggiunsero la vetta (era il 6 agosto ndr.) tracciando una delle linee più eleganti e complesse mai immaginate su questa montagna, mettendo di fatto in pratica tutti gli insegnamenti acquisiti durante la spedizione del 1954 al K2.

L’idea di ripetere quell’impresa, raggiungendo i 7925 metri di quota rappresentava, da un lato, un modo per rendere omaggio a quella straordinaria conquista e, dall’altro, una sfida scialpinistica ardua, cercando di riviverla con lo stesso spirito di allora ma in chiave moderna. Per la spedizione nessun utilizzo di portatori d’alta quota, corde fisse o campi preinstallati: solo il team, il materiale e la volontà di confrontarsi con la montagna in piena autonomia, secondo i principi dello stile alpino. In cammino, per quaranta giorni, una cordata di sole tre persone e, come avvenuto lo scorso anno in occasione della conquista del K2 da parte di Federico Secchi (con lui anche Marco Majori che mancò la vetta per un soffio ndr.) , ad accompagnare gli alpinisti e ad immortalarne i progressi è stato chiamato Ettore Zorzini, fotografo e videomaker specializzato in ambienti estremi. «Torniamo a casa stanchi – hanno postato in rete - ma ricchi di nuove esperienze e nuove amicizie. Il Gruppo dei Gasherbrum è un posto veramente incredibile! Purtroppo il meteo e le condizioni non si comandano: sapevamo che il progetto in stile alpino era ambizioso. Tante energie, sacrifici e allenamento, ma la non riuscita fa parte del gioco; il primo obiettivo, alla fine, è sempre quello di tornare a casa. Siamo grati al CAI e a tutti quelli che hanno supportato la spedizione».

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