Le liste sono state depositate, le elezioni avverranno secondo il porcellum, saranno eletti i primi di ogni lista in relazione ai voti raccolti dalla stessa lista. Ogni lista contiene circa 40 nomi, la maggior parte quindi già sa di non essere eletta, diciamo dal decimo in poi. Queste comparse si sono mai chiesto se sono stati rispettati i loro diritti costituzionali? Ci viene in aiuto l'art.51 della stessa costituzione: «Tutti i cittadini, dell'uno e dell'altro sesso, possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizione di uguaglianza». All'interno di ogni lista questo articolo è disatteso e allora perché le comparse non impugnano la legge elettorale nelle sedi competenti? Non sono candidati veri per rinunciare a un diritto indisponibile che la Costituzione gli garantisce e allora quale sarà il compenso che spetterà loro?
Francesco Degni
Perché non prendere in considerazione l'ipotesi che, oltre alla convenienza personale, ci possa essere l'impegno pubblico a sollecitare un inserimento in lista? Lamentiamo spesso l'eccesso di critica e il difetto di partecipazione. Se poi la partecipazione c'è, e viene individuata come portatrice del sospetto, che cos'altro dobbiamo pretendere da un Paese malato perché possa ridiventare sano? Si può anche giocare per perdere la propria partita individuale se vestire la maglia significa, sia pure in minima parte, aiutare a vincere la squadra. Il compenso materiale non è indispensabile. Basta quello morale: aver compiuto ciò che si ritiene il dovere da compiere. Un romanticismo fuori moda? In alcuni casi è probabile di sì, in molti altri è sperabile di no. Costituzione o no.
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