L’arcivescovo e la libertà di culto

 Da parte del card. Tettamanzi un esercizio di tolleranza e realismo

Il Cardinale Tettamanzi ha auspicato ieri l’altro l’edificazione di moschee in tutti i rioni della Diocesi. Mi aspetto che in occasione del Santo Natale di Cristo proponga l’eliminazione della Madonnina che svetta sul Duomo in protezione di Milano e di tutta la Lombardia, e ciò per non ferire i sentimenti degli islamici. Vorrei ricordargli che siede sulla cattedra che fu di quell’Ambrogio che mai venne a patti con Simmaco e con gli ariani ed anche con gli imperatori di Bisanzio Valentiniano e Teododio nella difesa della vera fede. Legga o rilegga l’opera di questo grande difensore della cristianità vera “Della Incarnazione del Signore” oppure la famosa e meravigliosa “Hexameron”. Ho il massimo rispetto per chi professa la propria fede con rettitudine e rispetto per l’altrui fede ma "timeo danaos et dona ferentes”.

C.M. Passarotti


A me pare che il cardinale abbia fatto esercizio di tolleranza e realismo. La prima gli è imposta dal suo magistero religioso: il cristianesimo predica il rispetto delle altre credenze e la convivenza con esse, anche se non sempre tutti i cristiani vi si sono attenuti. La seconda gli è suggerita da un esame pragmatico del caso italiano. Oltre a riconoscere il Concordato con il Vaticano, la Costituzione garantisce la libertà di tutte le religioni vincolandone l’esercizio ad intese con lo Stato. Ma per attuarle, bisogna che ne discutano rappresentanti d’una parte e dell’altra. E allo Stato, nel caso dell’islamismo, riesce impossibile individuare l’interlocutore, non prevedendo questa comunità religiosa pubblici rappresentanti autorizzati a interpretarne in maniera univoca le istanze. Ci provò già Craxi, più di vent’anni fa, a ricercare un accordo, ma lui e chi gli fece seguito dovettero arrendersi di fronte all’impraticabilità della trattativa. Di conseguenza, chiedere oggi - come chiede la Lega - d’istituire una moratoria per le moschee fino a che non interverrà un’intesa, significa impedirne di fatto (e per sempre) la proliferazione. Se ciò accadesse, i musulmani ne trarrebbero il convincimento d’una persecuzione, di cui i primi a subirne possibili ritorsioni sarebbero i cattolici. E’ perciò doveroso sorvegliare che nulla d’illegale avvenga tra i frequentatori delle moschee, ma è lo è altrettanto far la guardia alla libertà religiosa. Nell’interesse di tutte le religioni. Per rispondere infine, caro e apprezzato amico di questa rubrica, alla sua citazione virgiliana, ricorrerei a Ovidio, laddove annota che spesso «…cedendo, victor abibis»: ritirandoti, uscirai vincitore. Che ne dice, a proposito di Tettamanzi?

Max Lodi

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