Cara provincia
Sabato 06 Dicembre 2008
Le province? Enti utili solo per il campanile
Ma difficilmente a classe politica rinuncerà a questi privilegi
Mi sembra d’aver capito, durante l’ascolto della trasmissione radio “La zanzara”, che qualcuno dell’area governativa abbia sostenuto che si è studiato tutte le fonti di sprechi e di onerosi privilegi, per eliminarli. Però temo che lo studio sia stato superficiale, visto che hanno dimenticato i parlamentari. Trattandosi di meno di mille persone (anche se almeno quattro volte il giusto necessario), il caso sembra microscopico e, nella fregola di procedere, nessuno se n’è accorto. Eppure tutti, a destra e a sinistra, ne avevano fatto un cavallo di battaglia durante la campagna elettorale. Però vi è anche un caso macrocospico: le province, quei carrozzoni inutili per lo Stato, ma tanto utili per la «casta», che andrebbero eliminati e che costano molti miliardi di euro l’anno (non posso essere preciso, perché non ho la capacità di rintracciare l’autorevole fonte e me ne scuso). Anzi, ultimamente mi è sembrato d’aver sentito che ne vorrebbero inventare qualche altra! Però io spero nel miracolo che siano presi da un assalto di diligenza, che non gli faccia dimenticare la riduzione delle regioni: tre non mi sembrano poche, ma facciano pure quattro, se vogliono strafare.
Mario Grosso
Provo a darle una mano, premettendo che nel futuro dobbiamo aspettarci inevitabili assalti alla diligenza anziché improbabili soprassalti di diligenza. Nel 1861, alla proclamazione del Regno d’Italia, le Province erano 59 e già allora si largheggiò nel numero, tanto che nacquero proteste per quanto sarebbe costato alla comunità nazionale il loro mantenimento. Oggi ammontano a 110 - nonostante la moltiplicazione dei Comuni, la nascita delle Regioni e il proliferare d’enti centrali e periferici di ogni tipo - e all’inizio dell’anno venturo cresceranno ancora: stanno per raggiungere l’agognato traguardo Fermo, Monza e Barletta. Oltre che posti di lavoro per la classe politica (in Italia arrivata al mezzo milione d’appartenenti) e per quanti sono nelle sue grazie, le Province rappresentano utili strumenti per rivincite di campanile. Nel suo recente e bel libro “Gli italiani la sanno lunga…o no?” (Sperling&Kupfer-Eri) , Antonio Caprarica rivela un significativo episodio: «Mi è capitato, in un incontro con i lettori a Lecco, di chiedere che ci avessero guadagnato dalla trasformazione della loro deliziosa cittadina in capoluogo di provincia. "Gliel’abbiamo data nei denti a quelli di Como" è stata la risposta. Che sorvola pudicamente sull’importo di nuovi stipendi per consiglieri, assessori e consulenti vari». Mi pare non ci sia altro da aggiungere.
Max Lodi
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