Si dice che serve una nuova manovra da sette miliardi di euro, ce lo dicono gli stessi che hanno fermato la riduzione delle province con cui si risparmiavano circa sei miliardi di euro ma le province servono come serbatoio di voti, di favori, di consulenze per la classe parassita. Nessun contendente per le prossime elezioni ha eccepito questo fatto. Se la riduzione delle province fosse stata tramutata in legge oggi non si parlerebbe di nuova manovra che ricadrà sulle nostre spalle. Monti ne faccia un cavallo di battaglia e vincerà.
Francesco Degni
Non è il solo che s'insellerà su questo cavallo. Vi s'insella chiunque galoppi per il voto. Prima del governo tecnico, vi s'insellava solo Grillo. Poi i montiani. Adesso tutti. I montiani volevano riforme radicali, la maggioranza Pd-Pdl-Udc che li ha sostenuti no: riforme sì, ma con somma prudenza. Cioè riforme al minimo oppure riforme zero: vedi il caso delle province. Adesso una quota di quella maggioranza, il Pdl, rinnega d'aver dato quel parziale aiuto. Regnano l'incoerenza tradizionale, il calcolo a breve, la lunga dimestichezza con le capriole. È la ragione che incoraggia gli astensionisti (32 per cento, secondo l'ultimo sondaggio) a rimanere tali. Dicono: quelli di cui ci fidiamo non vinceranno, degli altri non ci fidiamo e perciò restiamo a casa. Una rinunzia insensata. Schierarsi è sempre meglio, da qualunque parte ci si schieri. Non schierarsi è uno sterile esercizio di protesta. Si può credere al nuovo, al rinnovamento del vecchio, ad audacie oppure a ravvedimenti. Non si può non credere in assoluto: è come non esistere.
Max Lodi
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