«A scuola nessuno è diverso», la ricerca di Les Cultures

A distanza di 25 anni dalla prima edizione, l’associazione Les Cultures interroga gli studenti lecchesi di quarta superiore sul razzismo. I risultati descrivono un quadro diverso, più aperto alla multiculturalità.

Les Cultures ha presentato alla stampa i risultati di “Generazione Z: cresciuti nelle diversità”, una ricerca sulla diffusione di stereotipi e di atteggiamenti razzisti e comportamenti discriminatori tra la popolazione studentesca delle scuole superiori di Lecco.

Come hanno spiegato Mariagrazia Zanetti e Andrea Panizza, la ricerca prende spunto da due precedenti lavori condotti da Les Cultures sempre nelle classi quarte degli istituti secondari di secondo grado nell’anno scolastico 1998/99 (Dipende da chi?) e in quello 2010/11 (Diverso da chi?). In questo 2023/24 il questionario è stato sottoposto a 19 classi quarte di 7 istituti secondari di secondo grado della provincia di Lecco; nel complesso sono state raccolte 307 risposte.

Dall’analisi di queste ultime appare con notevole evidenza il grande cambiamento avvenuto tra i ragazzi del 1998 e quelli del 2024 in tema di fenomeni migratori. Il primo livello che esprime questo cambiamento è quello di un deciso miglioramento nella percezione della presenza numerica. E’ chiara, in questo senso, la domanda che chiedeva se gli stranieri sono troppi. Nel 1998, a fronte di una presenza di immigrati dell’1,70%, è stato il 60% degli studenti a rispondere che “erano troppi”. Nel 2024, a fronte di una presenza salita all’8,60% solo il 19,54% degli studenti ha risposto affermativamente. A questo proposito, è interessante notare come alcuni dei luoghi comuni “classici” sembrerebbero perdere progressivamente la loro presa.

Lo stereotipo secondo cui gli immigrati “accrescono la malavita” è passato dal 71,5% al 44,3%, quello che “tolgono lavoro agli italiani” dal 46,9% al 12%, il fatto che “la loro presenza è un pericolo per l’identità italiana” dal 36,2% al 21,8%; infine che “portano malattie” dal 38% al 14,6%. Dalle risposte alle domande su politiche migratorie e diritti, emerge un quadro che sembrerebbe delineare un approccio piuttosto pragmatico alla questione: i ragazzi paiono essere consapevoli del fatto che le migrazioni sono un fenomeno che connoterà in modo non reversibile questa epoca storica richiedendo, di conseguenza, politiche non ideologiche per governarlo, sia in termini di gestione dei flussi, sia in termini di accesso ai diritti sociali e civili.

Gli studenti, per esempio, non sposano gli orientamenti più repressivi in tema di migrazioni per quanto riguarda respingimenti e accordi con i paesi terzi per controllo dei flussi e trattenimenti. C’è poi una maggioranza di risposte positive alle ipotesi di destinare risorse economiche sia per favorire l’integrazione in Italia (55%), sia per promuovere processi di sviluppo nei paesi di origine dei migranti.

La scuola si conferma, come nelle ricerche precedenti, il luogo che i ragazzi vivono come spazio di uguaglianza ed inclusione anche se quello dell’integrazione è ancora oggi un processo difficile. Ne sono testimonianza le risposte a domande significative in questo senso. L’81,11% dei ragazzi è favorevole all’uso del velo in classe per le compagne musulmane, ma alla domanda relativa alla valorizzazione della cultura d’origine dei ragazzi immigrati è favorevole il 43,97%, mentre “solo” il 37,46% ritiene opportuno riconoscere le festività legate alla tradizione dei ragazzi immigrati.

C’è ancora molto da lavorare, dunque, perché dalla ricerca di Les Cultures è chiaro che se a differenza del passato la diversità non è più necessariamente percepita come un problema in sé, c’è ancora molto da lavorare sul terreno dell’integrazione culturale. In questo contesto la scuola ha un compito fondamentale, deve rafforzare il suo ruolo complessivamente educativo per essere capace di disinnescare potenziali germi di marginalizzazione e violenza.

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