Festa delle imprese a Sondrio, Auricchio indica la via: enogastronomia e Olimpiadi

Sondrio

L’impresa è un bene collettivo, parte viva dei territori che abita, responsabilità condivisa tra generazioni, motore di sviluppo che si alimenta di competenze, visione e radici. E l’agroalimentare italiano e dunque valtellinese, se sostenuto e raccontato con efficacia, può diventare un asset competitivo decisivo.

Un messaggio chiaro e condiviso da tutti i presenti quello emerso lunedì sera nel corso della Festa delle imprese, l’iniziativa voluta da Unica tv e la Provincia di Sondrio, andata in scena nella sala Martinelli della Camera di commercio e realizzata in collaborazione con Ansa e Banca popolare di Sondrio, per valorizzare l’impegno quotidiano delle imprese che danno valore e forza al territorio.

Un momento di celebrazione e di riflessione che si è intrecciata con la storia di Guglielmo Auricchio, presidente dei giovani imprenditori di Federalimentare e della sua azienda familiare che nel 2027 compirà i 150 anni di attività e di cui Guglielmo è export manager. In dialogo con Diego Minonzio, direttore della Provincia di Sondrio, Auricchio ha offerto molti spunti di riflessione sul ruolo dell’imprenditoria in generale e di quella agroalimentare, in particolare.

«Il clima nei confronti dell’impresa sta cambiando – ha detto fin da subito rispondendo a una sollecitazione di Minonzio –. Per anni l’imprenditore è stato raccontato in modo troppo negativo, ma oggi vedo una maturità diversa. Un cambiamento che passa anche da incontri pubblici come questo, capaci di riconnettere territorio e imprese».

Auricchio guida un gruppo da quasi 400 milioni di fatturato, nove stabilimenti in Italia e oltre 700 collaboratori. La sua storia personale e aziendale affonda nel Sud, poi si consolida in Pianura Padana, a Cremona, e oggi guarda al mondo. «All’estero l’imprenditore italiano è stimato: viene percepito come un visionario. E chi compra italiano compra qualità», ha detto. La credibilità internazionale, però, non deve far dimenticare alcune debolezze: «Il servizio è il nostro punto fragile. In certi mercati sorprende che ad agosto molte aziende italiane non rispondano al telefono. È un dettaglio, ma pesa».

Minonzio lo ha sollecitato anche sul capitale umano, un tema cruciale per tutti e per i territori di montagna, di più. «Il costo del lavoro in Italia è troppo alto rispetto al netto in entrata. Così rischiamo di perdere i giovani più preparati – le parole di Auricchio –. Con l’intelligenza artificiale la competizione sarà ancora più selettiva: non si possono pagare poco figure altamente qualificate». Auricchio non ha nascosto le difficoltà nel reperire personale specializzato nei mestieri del lattiero-caseario, pur evidenziando l’emergere di nuove energie, spesso da seconde generazioni con origini straniere.

Sul futuro delle microimprese alpine, il giudizio è netto: «Oggi le transizioni – digitale, energetica, sostenibile – richiedono investimenti che da soli non si riescono più a sostenere. La chiave è mettersi insieme», ha detto con un invito esplicito alla cooperazione, alla condivisione dei servizi, alla creazione di piattaforme comuni. Fondamentale anche il ruolo dei consorzi di tutela: «Hanno una forza comunicativa che le singole aziende non possono avere. All’estero spesso è la Dop il primo biglietto da visita». Lo dimostra il gran lavoro fatto, ad esempio, dal Consorzio di tutela Valtellina Casera e Bitto che proprio quest’anno ha festeggiato il trentennale.

Auricchio non ha dubbi sul potenziale valtellinese: «L’enogastronomia può essere un motore potentissimo, come ha dimostrato la Langa. Questa terra ha tutte le carte in regola». E le Olimpiadi Milano–Cortina possono amplificare questa vocazione, purché il territorio sia pronto a consolidare l’attenzione che l’evento attirerà: «La visibilità internazionale arriverà. Il vero valore, però, sarà ciò che riuscirete a costruire dopo».

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