Baby Gang resta in carcere: convalidato l’arresto

Il trapper 24enne di Calolziocorte, trovato in un hotel di Milano con un’arma modificata e munizioni, ha tentato di giustificarsi davanti alla gip dicendosi preoccupato per i furti. Ma per il giudice il suo racconto è «assolutamente inverosimile» e la custodia cautelare è stata confermata

Lecco

Al giudice ha spiegato di aver tenuto una pistola in camera d’albergo (definendola «una scacciacani modificata») perché preoccupato dall’idea di essere «derubato» dei suoi gioielli, «compresa una collana del valore di 200mila euro». Ma la versione resa al gip dal 24enne di Calolziocorte Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, nome noto della scena trap nazionale e non solo, arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri perché trovato in una stanza d’albergo di Milano con una pistola semiautomatica completa di caricatore con nove cartucce (prodotte dalla Fiocchi di Lecco), non è servita a farlo uscire dal carcere.

Il gip Fiammetta Modica infatti ha convalidato l’arresto, confermando la custodia cautelare, secondo quanto emerso sabato 13 settembre. Il trapper, assistito dall’avvocato Nicolò Vecchioni, resta dunque a San Vittore, come peraltro aveva chiesto il pubblico ministero Maura Ripamonti nella richiesta di convalida dell’arresto.

«Mesi fa, a giugno, dopo un concerto che ho fatto a Sesto San Giovanni, mi sono entrati i ladri in casa a Calolziocorte. Ho trattenuto i ladri e in seguito gli stessi mi hanno denunciato per sequestro di persona. In casa ho molti monili di valore. Indosso sempre una collana dal valore di più di 200mila euro. Sono venuto a suonare a Milano e ho lasciato l’arma in hotel. Quell’arma non è neanche vera, è una scacciacani. È stata modificata. Preferivo tenere un’arma che avere paura di essere derubato», sono state le parole di Baby Gang davanti alla giudice per giustificare la pistola.

Il 24enne è al centro di un’inchiesta della procura di Lecco per reati relativi alla detenzione e al traffico di armi. A seguito di un altro controllo effettuato in casa sua a Calolziocorte, infatti, sono spuntate altre due pistole. Zaccaria Mouhib ha anche aggiunto di aver tenuto l’arma nel posto dove aveva le cose di valore e di aver ospitato in albergo con lui una ragazza che non sapeva chi fosse.

«Più che altro ero preoccupato per la collana perché farebbero di tutto per averla (...). L’arma ce l’avevo da un bel po’, l’avevo nascosta sotto un macchinario di una fabbrica. Difatti si era tutta arrugginita. Poi l’ho lasciata presso l’hotel, ho fatto il concerto e sono rientrato in hotel. La stanza era al primo piano e la porta della camera si apriva con un semplice codice numerico. Sono andato lì perché è più un residence che un hotel, per avere maggiore riservatezza».

Ma la sua versione non è bastata a convincere la gip, secondo la quale «l’indagato è un sorvegliato speciale ed è gravato da plurimi precedenti specifici connessi alla detenzione di armi, oltre a reati contro la persona consumati anche con l’utilizzo di armi da fuoco». Il suo racconto, tra l’altro, sarebbe per la gip milanese «assolutamente inverosimile».

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