
I
pomodori selvatici
delle
isole Galapagos
sembrano aver
riavvolto il nastro dell'evoluzione
, perché
per difendersi
dagli animali sono
tornati a produrre
sostanze
chimiche
ancestrali
che
non si vedevano da milioni di anni
. Lo hanno scoperto i ricercatori dell'Università della California a Riverside nella ricerca,
pubblicata
sulla rivista Nature Communications, che ipotizza un caso di '
evoluzione inversa
', un
concetto dibattuto
e che viene
contestato da diversi biologi
. L'evoluzione, infatti, viene solitamente vista come una
marcia a senso unico verso l'adattamento
, non come un
percorso circolare
che può riportare a sviluppare tratti perduti nel passato. Sebbene gli organismi a volte riacquistino caratteristiche simili a quelle dei loro antenati, è
difficile dimostrare
che lo facciano attraverso gli
identici percorsi genetici
.
I ricercatori guidati dal biochimico Adam Jozwiak ritengono però di aver trovato le prove di un simile
fenomeno
nei pomodori che crescono spontaneamente su alcune isole delle Galapagos. Nel loro studio hanno
analizzato più di 30 campioni
di pomodoro raccolti in diverse località dell'arcipelago, valutando nello specifico la produzione di
alcaloidi
, molecole amare tipiche delle solanacee (incluse patate e melanzane) che
servono come difesa
per
allontanare insetti, funghi e animali al pascolo
. Dai risultati è emerso che
i pomodori delle isole orientali
producono gli
stessi alcaloidi
presenti nei
pomodori coltivati moderni
, mentre le
piante
che crescono sulle
isole occidentali
, in
condizioni ambientali più difficili
, producono
alcaloidi diversi
che ricordano quelli delle antiche melanzane risalenti a milioni di anni
fa
.
Per capire come i pomodori abbiano effettuato questo cambiamento, i ricercatori hanno
studiato gli enzimi
con cui producono gli alcaloidi, scoprendo che la
modifica di soli quattro amminoacidi
in un singolo enzima è
sufficiente
a modificare la
struttura
della molecola alcaloide da moderna ad ancestrale.
"Alcuni non ci credono, ma le
prove genetiche e chimiche indicano un ritorno a uno stato ancestrale
: il meccanismo c'è", commenta Jozwiak. ""Penso che
teoricamente
potrebbe accadere
anche negli esseri umani
. Non nell'arco di un anno o due, ma forse nel lungo periodo, se le condizioni ambientali cambiassero a sufficienza".
© RIPRODUZIONE RISERVATA