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Lunedì 28 Aprile 2025
L'olivo sfruttato in Italia da 3.700 anni, le prove in Sicilia
Le
prime tracce
di sfruttamento dell’
olivo
in
Italia
provengono dalla
Sicilia
e risalgono a
3.700 anni fa
, in piena
età del Bronzo
: la testimonianza è la seconda più antica di tutto il Mediterraneo dopo quella di
Malta
che risale a
5.000 anni fa
. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews dall'Università di Pisa, da quella della Tuscia e dalla Sapienza di Roma.
Le indagini hanno riguardato in particolare il sito di
Pantano Grande
, un’area paludosa vicino Messina. I
carotaggi
eseguiti in questa zona hanno restituito una
sequenza continua di sedimenti
di circa
3.700 anni
. L’analisi al microscopio ha rivelato
quantità eccezionalmente elevate
di
polline
di
olivo
già nella
Media Età del Bronzo
, il che suggerisce una
massiccia presenza di questi alberi
e la loro
possibile gestione attiva
da parte delle popolazioni.
Secondo lo studio, l’
olivo selvatico
era sfruttato in modo sistematico non solo per la produzione di
olio
: il legno era usato come
combustibile
o
materiale da costruzione
, mentre le
foglie
servivano come
foraggio
per gli animali. Anche se
non si trattava
ancora di una vera e propria
coltivazione
, la sua presenza intensiva nel paesaggio suggerisce un
intervento umano consapevole
e
mirato
.
Dopo l’Età del Bronzo, lo studio identifica
altre due fasi di propagazione dell’olivo
collegate a momenti chiave della storia della Sicilia. In
epoca romana (dal II secolo a.C. al III secolo d.C.)
le evidenze archeologiche e paleobotaniche convergono: il polline di olivo è associato a reperti come
anfore
o
presse per l’olio
e tutto fa pensare ad una
vera e propria coltivazione
. In
epoca moderna (Regno di Sicilia, XIII–XIX secolo)
si assiste a una
nuova espansione
dell’olivo. Come testimonia la documentazione storica, si trattava di una
olivicoltura
in senso moderno, non più una gestione del selvatico.
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