La "michetta" milanese?
Adesso parla egiziano

Cambiano i tempi e i lavori manuali piacciono sempre meno agli italiani. Così sotto la Madonnina il 15% dei circa mille panifici che ogni mattina sfornano il pane fresco è gestito da stranieri, tra cui gli immigrati egiziani costituiscono la comunità più numerosa

MILANO - La michetta milanese parla egiziano. Proprio così: sotto la Madonnina,  il 15% dei circa mille panifici che ogni mattina sfornano il pane fresco è gestito da stranieri, tra cui gli immigrati egiziani costituiscono la comunità più numerosa.
È quanto emerso nel corso della presentazione del marchio"Autentico Pane artigiano", un'iniziativa con cui l'Unione Artigiana della Provincia di Milano punta a rendere visibili le botteghe dove si sforna il pane della tradizione.
La verità è che come tanti altri mestieri manuali, anche quello del panificatore viene un po' snobbato dagli italiani. Si lavora di notte, e dunque si dorme poco, ci si sporca le mani. Si guadagna certo di più di un impiegato ma sembra non bastare ad attrarre nuove leve.
Ma i milanesi sono gente aperta. Dunque italiani o stranieri, i panificatori milanesi potranno richiedere il marchio che certifica la qualità artigianale del loro prodotto, che dovrà rispondere a un preciso decalogo.
Innanzitutto, deve essere sfornato per essere consumato in giornata, con farine macinate secondo un certo equilibrio, privo di Ogm e additivi. Nonostante l'automazione, la lavorazione del pane deve essere inoltre a prevalenza manuale. Se il panificio risponderà a queste regole, potrà esporre il marchio di certificazione e una locandina con "Michy", la michetta mascotte dell' iniziativa.

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