Valmalenco, la proposta: «Realizziamo un Parco paesaggistico»

L’idea lanciata da Jacopo Merizzi, guida alpina legata al territorio. «Sarebbe una dichiarazione d’amore verso la nostra terra»

Chiesa in Valmalenco

Un Parco paesaggistico della Valmalenco. È questa la proposta di Jacopo Merizzi, pensatore, storico scalatore e guida alpina legato con un cordone stretto alle montagne della sua Valmalenco così come a quelle della Val Masino, come dice il suo curriculum denso di attività alpinistica che conta più di 40 vie nuove in Val di Mello. E proprio la Val di Mello sarebbe un esempio da seguire, vista la presenza di una riserva. Lo scopo dell’invito di Merizzi nasce dal bisogno «urgente e profondo di dare finalmente alla nostra valle una visione.  Un’identità. Un futuro. E questo futuro, io lo vedo solo passando per una parola chiave: Parco». Un Parco paesaggistico della Valmalenco dai 1800 metri in su. «Quale altra area regionale può vantare quello che abbiamo noi? - chiede la guida alpina -. Ghiacciai, vallate glaciali, foreste selvagge, laghi alpini, una bellezza che ti mozza il fiato. E poi l’unico 4.000 interamente lombardo, il Bernina. Un Parco non è solo un confine tracciato su una carta. È una dichiarazione d’amore verso la propria terra. È dire: “Questa valle è speciale. E noi la riconosciamo come tale”. Dà dignità. Dà orgoglio. Dà alle persone che vengono, e a quelle che restano, il messaggio che qui c’è qualcosa che vale la pena proteggere. E far conoscere».

Merizzi cita a questo proposito un modello che fatto scuola: quello svizzero delll’Engadina che è Parco già nel 1914. Per poi passare all’attualità. «Oggi non esiste meta turistica di qualità che non sia anche riconosciuta come Parco: dal Gran Paradiso alle Dolomiti, dallo Stelvio alla nostra vicina Val di Mello. E allora, perché non qui?. Perché non adesso? Avete idea di cosa significherebbe mettere sotto il cappello di un Parco i prodotti, le storie, i saperi della Valmalenco?. Il burro e il formaggio dei nostri alpeggi. Le pentole in pietra ollare, i Pedü. I trekking, i rifugi e gli alberghi di valle».

Ci sono da mettere in conto però in questo progetto i nuovi vincoli, la burocrazia, ulteriori divieti. «Siamo onesti: sopra i 1.800 metri è già tutto vincolato e normato come se fosse un Parco, solo senza i vantaggi di esserlo davvero – rimarca - . Nessuna promozione, nessuna rete, nessuna identità condivisa. Solo obblighi. Zero visione». E ancora: «Prendiamo l’area sciistica del Palù: non è un grande comprensorio, è vero. Ma a livello paesaggistico?. Nessun rivale. Le piste scorrono sopra la conca di un lago alpino, in una foresta di gembri, con il Bernina e il Disgrazia che svettano sullo sfondo,scenari che non si dimenticano, anche volendo». Quindi lancia una provocazione. «Da ambientalista, qualcuno dirà che sono blasfemo. Che sono un venduto alla corte dello sci di pista. Ma io propongo uno scambio, anche per smuovere i “poteri forti” e rompere l’immobilismo: Il riconoscimento della testata della Valmalenco come Parco, in cambio dell’impianto che da Campolungo salga fin sul Sasso Nero. Anche in Engadina, la rigida, serissima Engadina, ci sono impianti: il Diavolezza, il Corvatsch. eppure nessuno osa dire che non siano parte di un turismo di qualità. Perché lì si è scelto come farli, dove farli, e perché farli. Serve intelligenza, pragmatismo, cura, coraggio, amore».

Poi continua: « Immaginate di accedere alla vetta del Sasso Nero: la più spettacolare terrazza affacciata sul Bernina, Tremoggia, Cresta Aguzza, Roseg, il canalone dello Scerscen con i suoi ghiacciai. Uno sguardo che ti riempie. E immaginate un comprensorio che possa finalmente dire: “Siamo a quota 3000, nel cuore dell’Altissimo Parco del Bernina”. Sarebbe un nuovo inizio. Un’identità condivisa. Una dichiarazione di futuro. Altissimo Parco del Bernina e Palù 3.000. Un binomio che tiene insieme tutto: natura, cultura, persone, economia, bellezza. Perché non si può immaginare uno sviluppo turistico di qualità, se non si pensa, insieme, anche alla protezione del paesaggio. A voi la palla».

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