Lanzada, ripartono i lavori dopo la frana: strada ancora isolata

Gli operai sono al lavoro per la messa in sicurezza dell’area e la realizzazione di valli di contenimento. Sette persone a Franscia sono ancora isolate.

Lanzada

Sono ripartiti i lavori di bonifica del versante franato l’11 novembre scorso sulla strada per Franscia, a Lanzada.

Ieri mattina, gli operai della ditta Lorenzo Nani, del posto, e della Adriano Vedovatti, di Chiesa in Valmalenco, cui è stata subappaltata una parte degli interventi, erano sul posto, pronti ad attivarsi nel disgaggio dei massi più grossi e nella realizzazione di due valli di contenimento, uno a protezione di un traliccio Enel dell’alta tensione situato nell’area franata e uno a protezione del campo sportivo di Tornadri e del bar Solero, chiuso da subito dopo la frana.

«Tutta la comunità è molto provata da quanto accaduto giovedì scorso, cioè dall’incidente elicotteristico in cui ha perso la vita un operaio di soli 29 anni - dice Marco Negrini, sindaco di Lanzada -, ma stamattina le operazioni sono riprese nella speranza di riuscire, entro una decina di giorni, a bonificare tutta l’area sovrastante il chilometro di strada che separa Tornadri da Le Prese. Lì vivono due nuclei famigliari che sono tutt’ora isolati e ci sono delle attività che stanno risentendo molto di questa situazione».

C’è la miniera Imi-Fabi, c’è il laboratorio di Marmi Mauri, ci sono le cave della Serpentino e graniti di Chiuro, e, più sopra, ai Dossi di Franscia, le cave della Nuova Serpentino d’Italia di Chiesa in Valmalenco.

Più su ancora, a Franscia, vivono sette persone in totale isolamento dall’11 novembre scorso. I proprietari dell’albergo Edelweiss, la famiglia Dioli-Negrini, originaria di Caspoggio, ed altre due persone che vivono ai 1520 metri di Franscia, uno di loro con i propri animali.

Ci sono anche interessanti attività ricettive che, normalmente, in questo periodo sarebbero aperte e del tutto funzionanti, invece, la mancanza del collegamento viario ha indotto i gerenti il rifugio Cristina di Prabello, l’agriturismo “Il Cornetto” di Campagneda e il rifugio Zoia di Campo Moro, a 2000 metri e più di quota, a non aprire i battenti in attesa del ripristino dei collegamenti. Solo il rifugio Zoia, stoicamente, aprirà a Capodanno e resterà aperto almeno fino all’Epifania per accogliere quei turisti che vorranno salire a piedi o con gli sci, in questo caso, da San Giuseppe e passando per Campo Lungo.

«Per noi questa situazione è molto pesante - assicura Marco Negrini -. Dal punto di vista socio-economico stiamo risentendo in negativo gli effetti della frana dell’11 novembre e l’incidente aereo di giovedì scorso si è inserito in questa ferita già aperta sul territorio anche se non va a compromettere, per fortuna, la prosecuzione dei lavori, perché è stata posta sotto sequestro solo l’area in cui è caduto l’elicottero. Sul resto del corpo frana si può lavorare».

Un corpo frana, tra l’altro, monitorato con sensori collegati ad un impianto semaforico posto sulla strada Tornadri-Le Prese, sensori che hanno registrato movimenti lo scorso fine settimana, fortunatamente subito rientrati. In quei frangenti erano state interdette anche le finestre mattutine di un’ora e mezza di passaggio, per ragioni di sicurezza, poi ripristinate. Le uniche che danno un po’ di ossigeno alle attività economiche di Le Prese e ai residenti.

Quanto alla ricostruzione della strada, è ancora un capitolo aperto.

«Non abbiamo ancora messo mano alla cosa, perché prima occorre bonificare tutta l’area per avere piena contezza dello stato dei luoghi e di quanto occorre fare per il loro ripristino», osserva il sindaco.

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