Valchiavenna, 43enne arrestato per abusi su minore: l’indagine è partita da un cellulare

L’uomo è finito in carcere con l’accusa di atti sessuali con minore, l’indagine è partita dalla segnalazione di un operatore sociale che ha scoperto messaggi espliciti sul cellulare della giovane. Il gip ha convalidato la misura cautelare

Sondrio

L’indagine dei carabinieri per “atti sessuali con minore” che, nello scorso fine settimana, ha portato nel carcere di via Caimi, a Sondrio, un insospettabile di 43 anni della Valchiavenna si fonderebbe su elementi molto concreti, al punto che il giudice delle indagini preliminari, Fabio Giorgi, il quale aveva firmato l’ordine di custodia cautelare più pesante, non è indietreggiato di un passo, confermando la misura della detenzione dietro le sbarre, anche dopo l’interrogatorio di garanzia che si è svolto mercoledì.

A corroborare, inoltre, gli elementi di prova raccolti dai militari dell’Arma dipendenti dalla Compagnia di Chiavenna, guidata dal luogotenente Gim Toni De Masi, c’è stata pure l’attività svolta su smartphone, cellulari, computer, insomma i vari apparati informatici in uso all’uomo fermato e alla presunta vittima, attività condotta dai segugi dalla Polizia Giudiziaria della Procura del capoluogo valtellinese dedicata agli accertamenti informatici. Non trapelano informazioni da Palazzo di giustizia, se non la preoccupazione che su «una vicenda dai contorni tanto gravi e riprovevoli sia possibile giungere all’identificazione della vittima, motivo per il quale non ne è stata data notizia agli organi di stampa nella speranza rimanesse sempre blindata. Ma ognuno fa il proprio lavoro». Si fa notare, inoltre, che un’altra vittima di questa «abominevole storia» è la «moglie dell’uomo arrestato nei giorni scorsi la quale non si è, purtroppo, accorta di nulla, ossia di quanto stava accadendo vicino a lei».

La ragazzina al centro dell’inchiesta, fra i dodici e i tredici anni, era da diversi anni ospite di una famiglia affidataria, residente in una località della Valchiavenna, e mai negli anni passati aveva manifestato situazioni di disagio. La spia del grave malessere si è accesa, all’improvviso, in questi mesi primaverili del 2025 quando un operatore sociale, durante uno degli abituali incontri programmati dall’Ufficio di Piano per verificare le condizioni in cui si trova la minore in affidamento, ha scoperto sul cellulare di quella che chiameremo Paola (nome di fantasia) dei messaggi e delle immagini dai contenuti espliciti. L’addetto, senza perdere tempo, ha provveduto a segnalare alla Procura sondriese quanto da lui rilevato e quanto raccolto dalle confidenze della giovanissima. Per andare a fondo, per controllare la fondatezza.

E’ così scattata l’indagine che il sostituto procuratore Daniele Carli Ballola, uno dei magistrati più rigorosi del pool guidato dal procuratore Piero Basilone, ha affidato ai carabinieri sul territorio, quelli più vicini al luogo di residenza della famiglia affidataria. E, esattamente una settimana fa, sono scattate le manette su provvedimento cautelare disposto dal gip Giorgi. «Nell’interrogatorio di garanzia - ha spiegato l’avvocato Francesco Romualdi con ufficio a Sondrio - il mio cliente si è, in sostanza, avvalso della facoltà di non rispondere. Vedrò, in seguito, quali passi si possono intraprendere per garantire la sua migliore difesa. Nel frattempo la ragazzina è stata allontanata dalla famiglia affidataria e condotta in una struttura protetta, a noi del tutto sconosciuta come da prassi in questi casi». Cercheremo di seguirne gli sviluppi, intanto mica si può parlare di un colpevole: la cautela nei giudizi deve valere anche per chi è stato privato della libertà personale, ma non condannato in via definitiva.

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