Fusione dei Comuni

La Lega Nord si divide

Discussione accesa in consiglio provinciale, Sertori emenda la delibera per evitare fratture

Passamonti comunque si astiene sull’atto - E sul referendum tira già brutta aria

Sondrio

Iter burocratico pressoché concluso per l’indizione dei referendum consultivi di dicembre, la fusione dei Comuni del Tiranese e della Valchiavenna spacca i fronti dei partiti di centrodestra.

Se in Valchiavenna il Pdl sta lavorando a suon d’incontri insieme alla vecchia guardia dei Popolari retici, per provare a fare fronte comune contro l’ipotesi di accorpamento di Chiavenna, Menarola, Mese, Gordona e Prata Camportaccio, nelle sedi istituzionali è la Lega Nord a mostrarsi un po’ meno compatta di quanto ci si attenderebbe da chi si dichiara paladino del territorio e delle scelte dal basso.

Il campanello d’allarme a palazzo Muzio è suonato quando il presidente Massimo Sertori ha proposto di emendare le delibere di giunta da sottoporre al consiglio provinciale per lo svolgimento della consultazione referendaria. Di fatto l’emendamento chiedeva di raccomandare alla Regione di tenere in debito conto l’esito del voto.

Una richiesta «pleonastica» come l’hanno definita i consiglieri di minoranza dei Democratici. Una specificazione tecnicamente inutile, dunque ma dal valore politico non trascurabile perché emendare quella delibera rappresentava l’estremo tentativo di tenere insieme il gruppo della Lega, di dare il “contentino” in particolare agli iscritti della Valchiavenna che, tolti i consiglieri del capoluogo di mandamento, non vedrebbero così di buon occhio la fusione degli enti. Non a caso Pier Carlo Passamonti, consigliere provinciale valchiavennasco del Carroccio, si è espresso a favore dell’emendamento e, invece, si è astenuto sulla delibera per lo svolgimento della consultazione, propedeutico alla fusione.

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