
Cronaca
Martedì 23 Luglio 2013
Il marito e il figlio
vicini fino all’ultimo
all’amata Laura
Ferita da un ex vigile, è morta ieri. Da domenica l’encefalogramma era piatto. Ha aiutato gli altri anche nella morte: sono stati donati cuore, reni e fegato. Il marito: «Ricordo quando alzò gli occhi e mi sorrise»
Il buio oltre la siepe: sono le parole del romanzo di Harper Lee ad aver accompagnato l’ultima notte di Laura Prati.
Accanto a lei il marito Giuseppe Poliseno e il figlio Massimo: «Sapevamo che sarebbe stata l’ultima notte – racconta Poliseno – Nel tardo pomeriggio di domenica l’encefalogramma non aveva dato riscontri. Nessun segnale. E noi non abbiamo voluto perdere un istante di queste ultime ore con Laura accanto».
Il libro non è stato scelto a caso: per qualche giorno era stato un segno di speranza. «Dopo quel 2 luglio – racconta Poliseno – Quando Laura fu colpita la vedemmo intubata in ospedale a Gallarate. Quando migliorò e la spostarono andammo di stanza in stanza a cercarla: mio figlio vide una donna che leggeva e io gli disse che non poteva essere lei. L’immagine di Laura intubata era ben fissata in me: e invece alzò lo sguardo dalle pagine de Il buio oltre la siepe e mi sorrise».
E nell’ultima notte «ci è sembrato naturale finire di leggerle quel romanzo che l’aveva appassionata». Laura Prati si è dimostrata all’altezza del suo essere una gran donna anche nel momento più drammatico: i familiari hanno autorizzato l’espianto degli organi.
Il cuore a Milano, i reni a Varese il fegato a Bergamo: «Io e mio figlio siamo stati subito d’accordo: Laura ha sempre detto di voler donare gli organi qualora le fosse capitato qualcosa perché dalla sua morte venisse comunque qualcosa di buono», spiega Poliseno.
Soltanto la madre del sindaco cardanese titubava: non per egoismo, ma perché una madre di fronte ad una cosa così si spezza.
«È stato nostro figlio a mettere l’ultima parola – dice Poliseno – Ha detto: sarei felice se una parte di mia madre potesse continuare ad esistere». Giuseppe Poliseno alza gli occhi nella sala d’aspetto del reparto di neurianimazione dell’ospedale di Circolo di Varese: sono le 16.30. Guarda il figlio che ha 21 anni ma è un uomo e lo guarda con fierezza.
Poi aggiunge: «Abbiamo detto soltanto di no per le cornee – spiega – Gli occhi sono stati l’ultimo mezzo attraverso il quale abbiamo potuto comunicare con Laura. I suoi occhi azzurri no».
Poliseno è un uomo che soffre un dolore d’inferno ma si domina: «E’ morta alle 8.30 di questa mattina – dice – Stiamo aspettando che ci lascino entrare per vederla un’ultima volta prima dell’espianto». Fissato alle 18.50: e dalle 17.30 i familiari più stretti di Laura le sono stati accanto. Per l’ultima volta.
«Devo proteggere mia figlia – spiega Poliseno – Ha 11 anni: domenica le ho dovuto dire come stavano le cose davvero».
© RIPRODUZIONE RISERVATA