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«Il Papa e quella volta
che fece il volontario»
Il giornalista e scrittore Tarruella ospite della Cigl in un incontro a Ponte - «Era arcivescovo, passò la notte ad aiutare le vittime di un rogo in discoteca»
«Papa Bergoglio, un uomo sempre in prima linea per aiutare coloro che hanno bisogno». È la voce di Alejandro Tarruella, giornalista e scrittore argentino, ospite della Cgil di Sondrio nei giorni scorsi, per un incontro dedicato alla memoria e alle dittature del Ventesimo secolo. A Ponte, nella sala della biblioteca, è stato inevitabile parlare della tragedia dei desaparecidos e del ruolo della Chiesa in Argentina.
«La Chiesa ha avuto un ruolo nefasto nella dittatura argentina, ma ci sono stati preti e vescovi che si sono contraddistinti per comportamenti molto virtuosi. Nella provincia del Rio Negro un Patagonia un prete scomunicò il dittatore Videla. Dopo due minuti tutta la polizia del Paese lo inseguiva e il vescovo di quella Diocesi l’ha nascosto fino alla fine della dittatura».
E visto che Tarruella, autore di una pubblicazione dedicata alla Guardia di ferro peronista, vive a Buenos Aires, si è parlato di Papa Francesco, ex arcivescovo della capitale argentina.
«Vorrei raccontare alcune vicende che riguardano Bergoglio, premettendo che non sono cattolico e non sono neanche stato battezzato, quindi non difendo la Chiesa a priori. Mentre scrivevo il mio ultimo libro ho trovato tanti racconti sul Papa. Ho cominciato a investigare su questo tema e ho trovato testimonianze di studenti di diverse estrazioni culturali. Bergoglio difendeva molte persone a rischio garantendo che nessuno li avrebbe toccati se fossero rimasti nell’edificio dell’università».
Secondo alcuni giornalisti su Bergoglio ricadono le ombre della complicità con i militari argentini per la scomparsa di alcuni sacerdoti e dell’appoggio al metodo repressivo della dittatura.
«Ho approfondito anche questa vicenda. Bergoglio non ha mai messo nessuno in mano ai militari. C’era anche un altro prete che i militari inseguivano. Si recò da Bergoglio e gli raccontò la propria situazione. L’attuale Papa gli disse di allontanarsi dall’Argentina. Ma lui non aveva documenti falsi. A quel punto Bergoglio gli mise in mano il proprio passaporto, dicendogli che si assomigliavano e che ce l’avrebbe fatta a fuggire».
Ma ci sono anche testimonianze più recenti. Alla fine del 2004 in un incendio in una discoteca di Buenos Aires morirono 170 giovani e 900 rimasero feriti. «Bergoglio era l’arcivescovo di Buenos Aires. Si vestì da semplice sacerdote e passò la notte ad aiutare le persone in difficoltà, avvisando i familiari e spostando le auto, come un umile volontario. Qualche ora dopo i giornali e le tv cercarono informazioni sulla presenza dell’arcivescovo, ma i responsabili dei soccorritori risposero che c’era solo un semplice prete e aveva detto di chiamarsi padre Jorge. Quello era Bergoglio, ma non aveva voluto fare sapere che ci fosse l’arcivescovo, fra i volontari. Lui - ha concluso Tarruella - ha lavorato tutta la vita in questo modo, duramente, per i poveri e i bisognosi, ma senza volere farsi notare».
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