«La disperazione

vissuta in silenzio»

Toccante l’omelia del parroco di Barzanò, commosso nel ricordare Giorgio: «Non giudichiamolo»

Lacrime quando l’omelia s’è conclusa con il testo che De André aveva scritto per l’amico suicida Tenco

Con le parole tratte da “Preghiera in gennaio” di Fabrizio De André, scritta per ricordare il gesto del cantautore Luigi Tenco, suicida a Sanremo, don Giuseppe Scattolin, parroco di Barzanò, ha concluso l’omelia per Giorgio Franceschini, 68 anni, che lunedì mattina si è tolto la vita per la paura di ritrovarsi in mezzo a una strada dopo lo sfratto.

Con la voce rotta più volte dal pianto e dall’emozione, il parroco ha invitato tutti a non giudicare l’ennesima vittima del male di vivere che ha spinto il pensionato a sfuggire la vita, senza chiedere aiuto a nessuno.

Alla messa d’addio, nonostante il giorno e l’ora, ieri mattina hanno partecipato tanti barzanesi. C’erano i parenti, l’ex moglie Barbara Maggioni e il figlio Federico in prima fila, il fratello Franco e la sorella Gianna. C’erano gli amici del Cafferino, con cui Franceschini trascorreva molte delle ore della sue lunghe giornate. Ma anche parecchi ex colleghi di lavoro, ragazzi diventati ormai uomini, che Franceschini, tecnico nel reparto sci nel negozio di Longoni Sport ai tempi in cui si trovava in via Garibaldi, aveva insegnato tante cose e comunicato la sua passione per il lavoro.

Nella sua lunga e toccante omelia, don Giuseppe ha cercato di tratteggiare con delicatezza il ritratto di un uomo che è giunto al gesto estremo senza che nessuno attorno a lui si accorgesse del tormento che aveva dentro.

Non gli amici, con cui parlava quotidianamente, non l’ex moglie e il figlio, con cui si era riconciliato da un anno, e nemmeno i servizi sociali, che avevano cominciato ad occuparsi del suo caso quando erano venuti al corrente dell’imminente sfratto dall’abitazione di via Manara.

«Ogni lutto è una sofferenza, soprattutto per i parenti - ha esordito don Giuseppe Scattolin. - In casi come questi, il dolore per la perdita è però incommensurabilmente più grande. Al dolore del distacco si aggiunge infatti un grande interrogativo cui non riusciamo a trovare risposta».

«Da qualche tempo - ha proseguito il sacerdote, confermando l’ipotesi secondo cui il suicidio sia stato causato dalla depressione - si trovava in una valle “oscura e tenebrosa”, come si legge nella Bibbia, che lo ha condotto a porre fine alla sua stessa vita».

Ma la colpa non è di nessuno. «Quello che è accaduto - ha ammonito il parroco - non è imputabile a nessuno perché si è consumato nella sua coscienza. A noi però è proibito il giudizio».

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