La montagna si divide sul ticket per i soccorsi. Si paga se non ci si fa male

Fa discutere la legge che impone il pagamento dei soccorsi quando non sono necessari

Il dibattito è già divampato e, come prevedibile, ha preso la piega del muro contro muro. I sostenitori della nuova legge regionale che impone la compartecipazione alle spese di chi si avventura in montagna senza alcuna precauzione parlano di «una forma di prevenzione all’imprudenza».

Gli altri, quelli che hanno fatto il pollice verso al disegno di legge presentato da Francesco Dotti - consigliere regionale e già sindaco di Argegno - sostengono che in questo modo «si vuole punire chi frequenta la montagna, turisti ed escursionisti della domenica».

Per avere una valutazione più obiettiva degli effetti della legge bisognerà aspettare i prossimi 120 giorni, il termine che si è dato la giunta regionale per studiare un”piano tariffario” e per stabilire con precisione chi e quando dovrà mettere mano al portafoglio.

Alcuni punti sono tuttavia chiari sin da subito: ogni intervento con conseguenze sanitarie sarà gratuito.Si pagherà soltanto se non ci si farà male, e in questo caso i residenti lombardi avranno comunque uno sconto fino al 30 per cento per gli interventi. Senza contare che basterà diventare soci del Club alpino italiano (45 euro l’anno con assicurazione annessa) o stipulare una vera e propria assicurazione per mettersi al riparto da conti salati.

Dovranno invece pagare quegli escursionisti - e non mancano anche sulle nostre montagne - che alla minima difficoltà (un sentiero perso, l’amico che non risponde al telefonino, una scivolata un po’ rude dovuta alle scarpe di ginnastica in luogo degli scarponi) mettono in moto la macchina dei soccorsi e poi, quando l’elicottero arriva, rifiutano il ricovero con un bel “grazie, abbiamo risolto da noi”.

Sono uscite che, stando ai conti fatti, costano in media 9 mila euro e, in tempi di contenimento della spesa, non sono esattamente bruscolini.

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