L'intervista: Agnes Husslein-Arco
direttrice del Belvedere di Vienna

«Quello che si vede molto bene in questa mostra sono le connessioni, le interrelazioni: la città austriaca era un "melting point", un luogo dove gli architetti hanno costruito le case per gli artisti»

«Un mondo vasto, complesso e affascinante». Relazioni artistiche e sentimentali univano gli artisti, rapporti che si è si sono concretizzati in un momento di assoluta creatività in architettura, in pittura, negli abiti e nei mobili. Così la direttrice del Belvedere di Vienna, Agnes Husslein-Arco descrive quel periodo pieno di fervore artistico che fu la Secessione viennese, del quale la mostra «L’abbraccio di Vienna» offre una panoramica.
Ci sono delle vicende particolarmente legate alle opere esposte in mostra?
Il Belvedere ha la più grande e importante raccolta di Klimt nel mondo: le nostre opere di KIimt vengono in parte da acquisti fatti durante il periodo della Secessione e in parte da donazioni che abbiamo ricevuto. C’è una grande tela di Oppenheimer, amico di Schiele, il quale ha avuto questo dipinto da Gustav Mahler, che ha diretto l’Orchestra della StaatsOper di Vienna, nel quale si può vedere proprio tutto lo spirito del tempo. Mahler era sposato con la famosa Alma, che è la figlia di Schindler, suo padre adottivo è Moll, che era il fondatore e il sostenitore della Secessione Viennese. Dopo la morte di Mahler, Alma ha avuto un’intensa storia d’amore con Kokoschka.
Un gruppo di intellettuali molto legato fra loro...
Quello che si vede molto bene in questa mostra sono queste connessioni, queste interrelazioni, era un "melting point", un luogo dove gli architetti hanno costruito le case per gli artisti. Per esempio Kolo Moser, che qui si può ammirare anche come pittore ha costruito una casa per Moll, Alma Mahler ci ha vissuto dentro. In questa casa tutti gli artisti si conoscevano e si ritrovavano. Nel quadro di Klimt «Ritratto di Johanne Staude» la figura femminile è vestita con i tratti della Wiener Wekstaette, un laboratorio dove vengono creati gioielli e vestiti, mobili e la sezione dove c’erano i vestiti era guidata da Emilie Floge, l’amata e la compagna di vita di Klimt. Tutto si lega insieme. Insomma era un mondo vasto, molto complesso e affascinante. 
Gli artisti intrattenevano dei rapporti con l’Italia?
L’Italia è strettamente legata e vicina dal punto di vista storico, gli artisti davano sempre notizia di essere in viaggio verso l’Italia: ci sono delle connessioni con Segantini e poi avevano intessuto strette relazioni coi divisionisti. L’Italia storicamente è sempre stata importante per noi e devo dire che dobbiamo ringraziare Palazzo Grassi a Venezia perché è stato il primo spazio espositivo ad incentrare una mostra su quanto accadde in Vienna nel ’900. Il riconoscere l’importanza di quel momento storico a Vienna in pittura, archiettura è stato il punto di partenza della rivalutazione di questo straordinario periodo.
Silvia Ortoncelli

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