
Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 27 Luglio 2013
Piccoli stranieri a scuola
Cresce il numero in città
I gruppi di minoranza preoccupati del fenomeno chiedono interventi per ridistribuire gli alunni
L’assessore all’Istruzione Cotelli assicura: «Non esiste alcuna forma di ghettizzazione»
Sondrio
Nelle scuole di Sondrio sono aumentati gli alunni di origini straniere e secondo i gruppi di minoranza servono interventi per garantire «una distribuzione più organica» fra i vari istituti.
Se n’è parlato in consiglio comunale durante il dibattito sul Piano per il diritto allo studio, che ha come punto di partenza, i dati sulla popolazione scolastica. Numeri dai quali secondo Davide Tacelli di Sondrio anch’io emerge «l’assenza di una strategia per un’organica distribuzione degli studenti stranieri, oltre un terzo dei quali frequentano la scuola Racchetti»: il timore, ha spiegato il consigliere comunale, è che si creino dei disequilibri «che non sono certo positivi nella prospettiva dell’integrazione».
Del plesso di via Vanoni, ma anche di quello di via Toti, ha parlato anche Barbara Dell’Erba del Pdl: «In queste due scuole - ha affermato - in pratica il numero di alunni stranieri supera il 50% dei frequentanti, quindi le classi andrebbero rimodulate, ci sono delle indicazioni ministeriali in materia».
La questione è all’attenzione del Comune da tempo, ha sottolineato l’assessore all’Istruzione Marina Cotelli rispondendo ai consiglieri di opposizione, e da tempo i Piani per il diritto allo studio contengono interventi specifici per l’integrazione fra gli alunni delle diverse nazionalità. «In alcune scuole c’è una presenza più marcata - ha spiegato -, in base anche alle zone di residenza, ma non ci sono “ghettizzazioni”. Da tempo ragioniamo su questo tema, ricordando comunque che il Comune non ha a disposizione strumenti giuridici efficaci per intervenire in questo campo».
E secondo l’assessore c’è un aspetto importante da considerare nel valutare i numeri: «Le linee guida del ministero - ha ricordato - si riferiscono agli alunni che non hanno competenze linguistiche in italiano, mentre in città una quota importante degli alunni stranieri è costituita da bimbi nati nel nostro Paese, che frequentano tutto il ciclo scolastico qui. Più che di un problema di distribuzione degli alunni, direi che si tratta di un tema culturale da affrontare».
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