«Ascolto, condivisione e confronto»: ecco la Confindustria di Campanari

«Creare un clima di ascolto, di condivisione, di confronto; lavorare perché gli associati abbiano la percezione di fare parte di un gruppo; essere orgogliosi perché si riconosce un legame di appartenenza che va oltre la rappresentanza o l’erogazione di servizi di alto livello». Marco Campanari, al vertice della Cicsa di Brivio (impresa specializzata nella produzione di catene ed accessori per il trasporto di materiali sfusi), dal 15 maggio scorso presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, intende lavorare per incrementare sempre più l’affezione degli imprenditori del territorio «per un’associazione che – spiega – non è un’azienda».

Presidente Campanari, quali sono i principali obiettivi del suo mandato quadriennale al vertice di Confindustria Lecco e Sondrio?

«Come ho cercato di spiegare nel corso dell’assemblea elettiva, distinguo tra un primo obiettivo di natura più introspettiva e gli altri obiettivi, focalizzati sui punti strategici di mandato che hanno come orizzonte lo sviluppo del sistema delle imprese. Per quanto riguarda il primo punto, vorrei contribuire a costruire sempre più un’associazione di cui si è orgogliosi, in cui è presente un elevato senso di appartenenza. Per ottenere questo risultato, occorre mettersi in modalità di ascolto: utilizzo queste parole senza retorica, ritegno infatti che l’unità e la condivisione siano essenziali per la vita stessa di un’associazione, oltre a contribuire a creare una fucina di idee che possa portare ricadute positive per le nostre imprese e per tutto il territorio. Vorrei che ci sentissimo parte di un gruppo e lavorerò con attenzione, insieme alla mia squadra, per ottenere questo risultato».

Per quanto riguarda invece gli altri obiettivi, quali sono a suo avviso le priorità?

«Non c’è riunione confindustriale a cui io partecipi in cui non si parli del tema dell’education: la difficoltà nel reperire operatori qualificati è un problema di tale portata da diventare un fattore che può anche minare la capacità produttiva di un territorio. La nostra associazione è sempre stata una realtà molto avanzata per tutti i progetti che riguardano il capitale umano e i rapporti con le imprese. Penso ad esempio alla nascita della Fondazione per la salvaguardia della cultura industriale A. Badoni, ai massicci investimenti in favore dei laboratori presenti all’interno delle scuole ma anche per lo sviluppo del Laboratorio territoriale per l’occupabilità, penso al nostro ruolo nell’ambito dell’attività delle Fondazioni Its, al programma di formazione duale e a molte altre iniziative. Ma tutto questo non basta, è nostro dovere fare di più e certamente si tratta di una priorità del mio mandato: continueremo a lavorare su questo tema, con iniziative di alto livello e collaborando con le istituzioni del territorio per migliorare la situazione».

L’intervista completa sull’edizione in edicola giovedì 30 maggio del quotidiano “La Provincia di Lecco e Sondrio”.

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