Cgil: «Quattro referendum per rimettere al centro il lavoro»

Diego Riva, segretario generale della Cgil Lecco: in questi giorni state raccogliendo firme. Per quale motivo?

«Abbiamo fatto manifestazioni. Abbiamo scioperato. Abbiamo chiesto al Governo - che non ci ascolta - di discutere seriamente. Vogliamo mettere il lavoro al centro del dibattito. Vogliamo tentare di applicare la Costituzione, perché ancora oggi non si applica. Vogliamo unire il Paese e non lo vogliamo dividere. Serve salvaguardare la cultura costituzionale, cioè quella dell’equità economica e sociale, di comunità e di solidarietà. E visto che siamo in una situazione straordinaria, metteremo in campo azioni straordinarie. Mentre continueremo a chiedere incontri veri al governo, mentre continueremo ad andare a manifestare, a dire che non siamo d’accordo sulle politiche che si stanno attuando, mentre chiederemo ancora confronti per rinnovare i contratti - perché non si stanno rinnovando a partire dalla funzione pubblica - oltre a tutto ciò noi raccoglieremo le firme per quattro referendum».

Che cosa chiedete con questi referendum?

«Sono quattro referendum importanti che parlano del lavoro. Il primo quesito chiede di cancellare il decreto legge che introduce il contratto a tutele crescenti. Oggi se sei licenziato ingiustamente non hai la possibilità di essere reintegrato. Ricevi solamente un indennizzo. Noi pensiamo che questo non vada bene perché rischi che le persone siano ricattate per tutta la vita. Il secondo quesito riguarda le aziende sotto i 15 dipendenti, dove oggi esiste solamente un indennizzo fino al massimo di 6 mensilità. Chiediamo che venga abrogato il tetto e che venga data la possibilità al giudice di avere la libertà di decidere. Tutto questo serve per scoraggiare licenziamenti illegittimi. Il terzo quesito riguarda la sfera dei contratti a termine. Oggi c’è un abuso dei contratti a termine: siccome si stanno utilizzando questi contratti senza valide ragioni, pensiamo ci sia la necessità di ripristinare la norma della causalità. Vale a dire, perché i lavoratori vengono assunti con contratto a termine. Noi riteniamo importante che ci sia anche per le persone, anche per i giovani, il pensiero di una vita non tutta precaria. Il quarto quesito riguarda la disgregazione dei processi produttivi. Oggi molte aziende subappaltano: questo mina la sicurezza nei luoghi di lavoro e nessuno è perseguibile. Chiediamo la responsabilità in solido dei committenti: in caso di infortunio o malattia professionale, tutti i committenti devono essere responsabili».

Con quali modalità raccoglierete le firme a sostegno di questi referendum?

«L’obiettivo è raccogliere almeno mezzo milione di firme. Abbiamo iniziato a raccogliere firme il 25 aprile e le raccoglieremo fino al 30 giugno. Lo faremo con una campagna in tutto il territorio: saremo nelle piazze, fuori dalle fabbriche, nelle feste di paese. Sarà anche un’occasione per parlare con le persone e dire perché abbiamo fatto queste cose e cosa sta succedendo nel nostro Paese. Si potrà anche firmare online, modalità semplice e veloce. Mi raccomando: firmate e fate firmare perché dobbiamo rimettere al centro il lavoro.Un lavoro di qualità e non precario».

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