
Economia / Sondrio e cintura
Lunedì 14 Luglio 2025
Dazi Usa, allarme anche in Valtellina: rischio da 63 milioni per l’export
In provincia di Sondrio, nel 2024, su un totale di 1,085 miliardi di euro di export, quello verso gli Stati Uniti ha chiuso a 63 milioni di euro, pari a una quota del 5,8%. Gli Stati Uniti importano dalla provincia di Sondrio prevalentemente metalli, macchinari, apparecchi e mezzi di trasporto
Sondrio
Trattare. Lo chiede la politica lombarda, dal presidente Attilio Fontana ai sindaci delle grandi città, a partire da Beppe Sala, seppur con sfumature diverse sui modi, e lo auspicano anche le categorie economiche, che tremano davanti allo spettro di dazi Usa al 30% sui prodotti europei. Trattare, ma anche cominciare a guardare ad altri mercati.
Secondo la stima di Coldiretti, la mazzata annunciata dal presidente Trump potrebbe costare all’agroalimentare lombardo oltre 350 milioni di euro. Al danno immediato in termini di calo delle esportazioni si aggiungerebbe quello causato dalla mancata crescita, con l’agroalimentare lombardo che, negli Usa, lo scorso anno ha raggiunto un valore dell’export di circa 1,2 miliardi di euro, con un aumento del 18% rispetto al 2023.
In provincia di Sondrio, nel 2024, su un totale di 1,085 miliardi di euro di export, quello verso gli Stati Uniti ha chiuso a 63 milioni di euro, pari a una quota del 5,8%. Gli Stati Uniti importano dalla provincia di Sondrio prevalentemente metalli di base e prodotti in metallo (40,1%, pari a 22 milioni di euro), macchinari e apparecchi (20,7%; 11 milioni di euro) e mezzi di trasporto (10,9%, pari a 6 milioni di euro). I prodotti alimentari e le bevande valgono complessivamente l’8,6%, considerando che la punta di diamante dell’agroalimentare valtellinese, la bresaola, non può essere esportata negli Stati Uniti. Alle esportazioni dirette si aggiungono quelle indirette di materiali che sono all’interno di filiere produttive che si rivolgono al mercato a stelle e strisce.
«In questa fase è importante esplorare ogni possibilità di negoziato – afferma Loretta Credaro, presidente dell’Unione Commercio e Turismo della provincia di Sondrio – per evitare pesanti effetti sulle catene di approvvigionamento: a farne le spese sarebbero tanto le imprese quanto i consumatori. E non saranno certamente i dazi a risolvere il deficit di lungo corso della bilancia commerciale statunitense. Per tutti questi motivi, Confcommercio ha lanciato un appello a negoziare, perché vi è un solidissimo interesse comune all’accordo».
«Imporre dazi del 30% sul nostro agroalimentare è un attacco inaccettabile alle imprese lombarde, che garantiscono qualità e autenticità, e ai consumatori americani, privati dei veri prodotti italiani – dichiara Sandro Bambini, presidente di Coldiretti Sondrio. L’Europa non può essere penalizzata sul commercio dopo essere stata chiamata a maggiori responsabilità strategiche. Chiediamo alla presidente Von der Leyen di intervenire con forza per trovare una soluzione equa e fermare questa escalation dannosa per tutti. Servono buon senso e rispetto tra alleati. I dazi giungono, peraltro, a pochi mesi dalla vetrina olimpica che per l’agroalimentare del nostro territorio rappresenta un’opportunità strategica: non possiamo permettere che la sua efficacia possa essere azzoppata».
Parla non solo di minaccia, ma di spartiacque in merito ai dazi l’assessore regionale all’agricoltura Alessandro Beduschi, indicando nuovi mercati: «Chi ha costruito la propria forza su qualità, tracciabilità e distintività ha oggi l’occasione per consolidarsi – dice –. L’agroalimentare lombardo è pronto da mesi a questo possibile colpo, anche perché, a differenza di altre regioni, i nostri prodotti puntano storicamente a diversificare i mercati internazionali di riferimento. Serve, però, una politica commerciale che valorizzi davvero ciò che ci rende unici. Chi compra il Grana Padano o la Bresaola della Valtellina nel mondo non cerca un prezzo più basso, cerca un sapore che non si può replicare. Ecco perché dobbiamo insistere su mercati che sanno riconoscere la differenza tra un prodotto industriale e una storia agricola lunga secoli. Senza sminuire il mercato Usa, che è primario, è nostro dovere lavorare con i produttori per guardare al meglio anche altrove: Asia, Emirati Arabi, Canada in prima fila»
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