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Sabato 28 Giugno 2025
Energia, piccole imprese penalizzate: il distretto meccanico lecchese tra i più esposti ai rincari
Secondo uno studio della Cgia di Mestre, le piccole imprese italiane pagano il gas il doppio rispetto alle grandi aziende e il 55% in più per l’elettricità. Tra le realtà più esposte ai rincari figura anche il distretto metalmeccanico lecchese
Lecco
Le piccole imprese rispetto alle grandi pagano il doppio in bollette per il gas e il 55% in più per l’elettricità. E proprio le piccole realtà lecchesi della meccanica rischiano di essere fra i bersagli più sensibili dei nuovi rincari che si annunciano con le crisi geopolitiche in corso, visto che già con i fortissimi aumenti che si erano verificati durante il Covid, per effetto del conflitto fra Russia e Ucraina la metalmeccanica lecchese si era ritrovata nella classifica dei settori che avevano pagato maggiormente lo scotto della crisi energetica. Un nuovo studio della Cgia di Mestre include infatti il distretto metalmeccanico lecchese fra quelli che potrebbero risentire di più dei peggioramenti geopolitici, insieme ad altri distretti-locomotiva dell’export nazionale come il cartario di Lucca, le plastiche id Treviso, Vicenza e Padova, i metalli di Brescia Lumezzane, il metalmeccanico del Basso Mantovano, le piastrelle di Sassuolo, la termomeccanica di Padova e il vetro di Murano.
La Cgia parla di un “differenziale spaventoso” di costi energetici che penalizzano artigiani, esercenti, negozianti e piccoli imprenditori rispetto ai grandi produttori. Nel 2024 le piccole aziende hanno pagato il gas mediamente 99,5 euro a Megawatt-ora (MWh) e le grandi 47,9 euro. «Rispetto al 2022 – ricorda l’ufficio studi della Cgia - quando il differenziale era del 33 per cento, in seguito la forbice è tornata ad allargarsi, sebbene i prezzi della materia prima siano scesi. Resta inteso che anche negli anni che hanno preceduto l’inizio delle ostilità tra la Russia e l’Ucraina il disallineamento era molto rilevante, ancorché il prezzo di mercato della materia prima fosse molto più basso di adesso».
Fra gli altri grandi Paesi d’Europa solo la Francia con 103,9 euro al MWh ha un costo del gas superiore al nostro. Germania (95 euro) e soprattutto la Spagna (48,5 euro) beneficiano di costi inferiori. «Per le nostre grandi imprese, invece, il confronto è meno impietoso: solo in Germania il costo del gas è superiore al nostro». Sul perché i piccoli paghino di più la Cgia spiega che in Italia a gonfiare i prezzi per le imprese sono, in particolare, i costi di rete (trasporto e gestione del contatore), le tasse e gli oneri di sistema che nelle piccole aziende incidono in media al 40 per cento del costo totale. Una quota che nelle grandi imprese scende al 17 per cento. Ciò al netto del fatto che le industrie, comprando l’energia in grandi volumi, spuntano prezzi migliori, mentre i piccoli che ne acquistano poca hanno meno possibilità negoziale. Non ultimo, «le grandi aziende energivore hanno agevolazioni fiscali e sconti su accise e oneri, riconosciuti per legge. Al netto di situazioni straordinarie, raramente le Pmi rientrano in queste categorie e, acquistando l’energia a prezzi di mercato, sono soggette alle oscillazioni di prezzo, mentre le realtà di grandi dimensioni possono stipulare contratti pluriennali più stabili. Le piccole imprese, infine, sono più diffuse sul territorio di quelle di maggiore dimensione, anche in zone meno servite, e ciò può contribuire a far aumentare i costi di distribuzione».
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