Giovani industriali, l’esordio della lecchese
Maria Anghileri: «Raddoppiare gli investimenti per scuola ed innovazione»

L’imprenditrice ha aperto ieri il 54esimo convegno di Rapallo dei Giovani di Confindustria tracciando un quadro netto e insieme ambizioso: un’Europa da difendere, un’Italia da cambiare, una generazione che vuole contare

Lecco

Con una voce ferma e uno sguardo rivolto al futuro, Maria Anghileri, neopresidente dei Giovani di Confindustria, ha aperto ieri il 54esimo convegno di Rapallo dei Giovani industriali tracciando un quadro netto e insieme ambizioso: un’Europa da difendere, un’Italia da cambiare, una generazione che vuole contare. A farle gli auguri anche la premier Giorgia Meloni, che ha voluto salutare il suo insediamento al vertice del movimento con un messaggio di incoraggiamento. «È un tempo strano per essere giovani», ha esordito Anghileri, allargando lo sguardo ben oltre i confini economici. Dall’Ucraina alla Russia, dal Medio Oriente alla Cina, dagli Usa all’Europa, ha scandito una sequenza lucida di scenari globali in cui le nuove generazioni pagano in prima persona le contraddizioni della politica, dell’economia e della democrazia. «Ci hanno cresciuto con due convinzioni: che l’Europa non avrebbe più conosciuto la guerra, e che la prosperità sarebbe stata eterna. Ma libertà, pace e benessere non sono scontati: vanno difesi». Da qui un appello accorato ma risoluto all’Unione europea: «Metteteci in condizione di restare. Non accettiamo che sia più facile fare impresa negli Stati Uniti che qui. L’Europa deve diventare pro-impresa».

Il riferimento è anche al rapporto Draghi-Letta, che Anghileri ha citato per denunciare lo stallo decisionale dei 27 Paesi: «Se non riusciamo a muoverci insieme, muoviamoci in gruppi. L’abbiamo fatto con l’euro, possiamo farlo di nuovo».

Il suo è stato un intervento che ha coniugato visione geopolitica e concretezza industriale, spaziando dagli investimenti pubblici ai costi energetici, dalla natalità alla fuga dei talenti. Con un messaggio chiaro alla politica: «L’Italia ha più bisogno dei suoi giovani di quanto i giovani abbiano bisogno dell’Italia. Puntare solo sugli over 60 fa guadagnare voti, ma fa perdere il futuro». I numeri parlano da soli: negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso 367mila giovani, 97mila dei quali laureati, e oltre 150mila imprese guidate da under 35. La causa? «Un ecosistema ostile all’innovazione e alla crescita, dove avviare un’attività è un percorso a ostacoli e dove un mutuo o un finanziamento restano un miraggio». Per Anghileri, servono regole semplici, una fiscalità uniforme per start-up e pmi in tutta Europa, infrastrutture digitali ed energetiche che non ostacolino ma abilitino. «La vera rivoluzione sarebbe un regime unico europeo che consenta di operare ovunque con le stesse regole».

Nel mirino anche il “presentismo” italiano, che destina appena il 9% della spesa pubblica a scuola, ricerca e sviluppo. La proposta lanciata al governo è ambiziosa: raddoppiare, entro dieci anni, gli investimenti pubblici nella “filiera futuro” – natalità, educazione, innovazione, imprese giovanili – con la stessa determinazione con cui si è scelto di destinare il 2% del Pil alla difesa.

Infine, un messaggio per il sistema Paese: «Le culle vuote di oggi sono le aziende vuote di domani. L’immigrazione può tamponare, ma non sostituire una strategia demografica. Servono servizi stabili, non bonus temporanei. E serve dare voce ai giovani nei centri decisionali, non solo nella rappresentanza». Anghileri ha chiuso tra gli applausi e una standing ovation, rivendicando con orgoglio il ruolo dei giovani in Confindustria, presenti in ogni organo apicale «con responsabilità vere, non simboliche». Ora, dice, è il momento che anche politica, accademia e sindacati facciano lo stesso. «L’Italia deve diventare un Paese dove sia facile fare impresa. Non ci arrendiamo, rilanciamo. La sfida è ora».

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