Lecco, la capitale degli “sgobboni”: qui si lavora di più che nel resto d’Italia

La provincia di Lecco ha una media di 264,9 giorni, oltre cioè la media nazionale, mentre Sondrio con 239,9 giorni all’anno sta sotto la media italiana di 246,1 e si avvicina di più alla media del Sud

Al Nord e, in particolare, in provincia di Lecco. È questo l’identikit di chi lavora di più in Italia, secondo l’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre sulla base dei dati 2023. Numeri che collocano, invece, la provincia di Sondrio al cinquantanovesimo posto. Dallo studio emerge che al Settentrione si lavora in media 255 giorni all’anno, mentre nel Mezzogiorno 228 con una differenza cioè di 27 giorni all’anno.

La provincia di Lecco che guida la graduatoria ha una media di 264,9 giorni, oltre cioè la media nazionale, mentre Sondrio con 239,9 giorni all’anno sta sotto la media italiana di 246,1 e si avvicina di più alla media del Sud. Ci sono delle ragioni precise a spiegarlo. Non è infatti che al Nord impiegati e operai siano instancabili stakanovisti, mentre al Sud ci sia una diffusa presenza di “scansafatiche”, la chiave di lettura secondo la Cgia non può essere fondata su questi che alla fine sono solamente luoghi comuni, quanto piuttosto sulla struttura e la qualità dell’occupazione.

Nel Mezzogiorno, e in parte anche nelle aree interne a partire proprio dalla Valtellina caratterizzata dalla presenza di lavoro in settori come turismo e agricoltura e molto meno nell’industria, il mercato del lavoro è caratterizzato da tanta precarietà, da una diffusa presenza di part time – anche involontario -, soprattutto nei servizi, da tanti stagionali occupati nel settore ricettivo e dell’agricoltura che abbassano di molto la media delle ore lavorate. Non a caso tra le province con il minor numero di giorni lavorati c’è anche Rimini che di turismo vive.

Non solo. L’altra ragione di un divario così accentuato è da ricercare in un’economia sommersa molto diffusa che nelle regioni meridionali ha una dimensione non riscontrabile nel resto del Paese e che, statisticamente, non consente dunque di conteggiare le ore lavorate irregolarmente. Oltre a Lecco gli operai e gli impiegati privati con il maggior numero medio di giornate nel 2023sono stati quelli di Biella (264,3), Vicenza (263,5) e Lodi, (263,3), mentre le province dove i lavoratori sono stati “meno” in ufficio o in fabbrica sono quelli di Foggia (213,5 giorni), Trapani (213,3), Rimini (212,5), Nuoro (205,2) e Vibo Valentia (193,3). Nelle aree geografiche dove le ore lavorate sono più elevate, naturalmente anche la produttività è maggiore e conseguentemente gli stipendi e i salari sono più pesanti. Se, come riporta la Cgia, al Nord la retribuzione media giornaliera nel 2023 era di 104 euro lordi, al Sud si è fermata a 77 euro (pari a un differenziale del 35%). Per quanto concerne la produttività, invece, al Nord era superiore del 34% rispetto a quella presente nel Sud.

Un problema quello delle differenze salariali presenti in Italia nel settore privato che si trascinia da tempo, almeno dagli inizi del secolo scorso sottolinea il Centro studi della Cgia. Anche se negli ultimi decenni il gap è aumentato, perché le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie che tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media si trovano prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Non solo.

Queste realtà dispongono di una quota di personale con qualifiche apicali sul totale occupati molto alta che hanno stipendi importanti. Dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nel 2023, Milano è stata la realtà dove gli imprenditori hanno erogato gli stipendi medi più elevati: 34.343 euro. Seguono Monza-Brianza con 28.833 euro, Parma con 27.869 euro, Modena con 27.671 euro, Bologna con 27.603 euro e Reggio Emilia con 26.937 euro. Segue subito dopo Lecco con 26.767 euro. I lavoratori dipendenti più “poveri”, invece, si trovano a Trapani dove percepiscono una retribuzione media lorda annua pari a 14.854 euro, a Cosenza con 14.817 euro, a Nuoro con 14.676 euro. I più “sfortunati”, infine, lavorano a Vibo Valentia dove in un anno di lavoro hanno portato a casa solo 13.388 euro. Sondrio con una media di 21.772 euro rimane sotto la media nazionale che è di 23.662 euro.

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