Lecco: sempre più giovani in panchina. Non studiano, nè lavorano

La quota di Neet nella fascia 15-29 anni, che nel 2023 era scesa a un virtuoso 3%, è tornata a salire nel 2024 fino al 5%

Lecco

Cresce la quota dei giovani che non studiano e non lavorano (NEET) nel Lecchese, peggiora il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, resta pressoché stabile il divario di genere nel sistema occupazionale e aumentano le ore di cassa integrazione. È questa la fotografia scattata dal 15° Rapporto dell’Osservatorio provinciale sul mercato del lavoro, presentato nei giorni scorsi a Lecco. Un dato su tutti colpisce in apertura: la quota di NEET nella fascia 15-29 anni, che nel 2023 era scesa a un virtuoso 3%, è tornata a salire nel 2024 fino al 5%. Un dato che, pur restando inferiore rispetto alla media nazionale, preoccupa in un territorio dove le imprese faticano sempre più a trovare personale da assumere. «Questo peggioramento – ha spiegato Matteo Dell’Era, presidente dell’Ordine Provinciale dei Consulenti del Lavoro di Lecco – è legato a un doppio fenomeno: da un lato l’ingresso sempre più tardivo dei giovani nel mondo del lavoro, dall’altro il disallineamento crescente tra le aspettative dei giovani e le offerte del sistema produttivo locale». A farne le spese è soprattutto il manifatturiero, ancora centrale nel tessuto imprenditoriale della provincia. Nel dettaglio, il tasso di occupazione giovanile (15-24 anni) è sceso nel 2024 dal 28% al 22%. Parallelamente, nella fascia 15-29 anni, gli avviamenti al lavoro si sono ridotti del 2,5%. Un trend che si innesta in un quadro demografico strutturalmente negativo: «A Lecco – ha osservato Dell’Era – la riduzione delle nuove leve è un fenomeno noto, conseguenza diretta del calo delle nascite registrato negli anni Duemila, che ora comincia a farsi sentire con forza anche sul mercato del lavoro». A questo si aggiunge una minore propensione dei giovani a intraprendere percorsi tecnici o professionali, anche se negli ultimi due anni si nota una lieve inversione di tendenza. Uno dei nodi strutturali messi in luce dal report riguarda le difficoltà crescenti nel reperimento di personale. Secondo i dati Excelsior, nel 2024 più di una figura su due (55%) è risultata di difficile reperimento da parte delle imprese lecchesi. Si tratta di un peggioramento rispetto al 53% del 2023. In cima alla lista delle figure introvabili ci sono tecnici e operai specializzati. Le imprese segnalano come cause principali non tanto l’inadeguatezza della formazione quanto la scarsità dell’offerta, ovvero la mancanza di candidati disponibili. «Il sistema produttivo è in affanno – ha aggiunto Dell’Era – non solo per carenza di manodopera, ma anche per una mancata corrispondenza tra le specializzazioni richieste e quelle offerte. Le imprese faticano ad attrarre giovani laureati o diplomati ITS, spesso orientati verso settori o mansioni lontani da quelli realmente disponibili». A dieci anni di distanza, il gap di genere nel sistema occupazionale lecchese registra solo lievi miglioramenti. Il confronto tra 2014 e 2024 evidenzia un marginale aumento delle titolari di imprese nel commercio, ma resta stabile il divario sugli occupati e sui posti di lavoro. In controtendenza, e in negativo, è l’aumento della componente femminile tra i soggetti in cerca di occupazione.

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