Paderno, «La scarpata a sud dello Stallazzo si muove. Ci vorrà almeno un anno per sistemare tutto»

Il grido d’allarme lanciato da Luigi Gasparini, referente della cooperativa Solleva: «Va imbrigliato tutto, si parla di milioni di euro. Aiutateci o chiuderemo»

Più passano i giorni e più la frana che ha interessato la valle dell’Adda la settimana scorsa a sud dello Stallazzo assume dimensioni importanti e potenzialmente potrebbe portare all’interruzione del transito – almeno formalmente – lungo l’Alzaia dalla centrale Bertini verso il ponte di Paderno.

Formalmente perché è fenomeno noto che ciclisti e pedoni tendono ad ignorare i divieti formali se non individuano una presente e persistente condizione di pericolo per la propria incolumità e transitano comunque. E’ già successo più volte in passato, gli enti competenti avevano diramato un divieto di transito per frane e smottamenti, la gente passava lo stesso perché a distanza di settimane o mesi non vedeva pericolo, anzi si chiedeva quanto ci sarebbe voluto per sistemare la strada.

Fatto sta che a quanto pare la situazione a sud dello Stallazzo sembra compromessa, perché «è tutta la scarpata che si muove – racconta Luigi Gasparini, referente della cooperativa Solleva che gestisce lo Stallazzo – e ci vorrà almeno un anno per sistemare tutto. Non vorrei sembrare tragico ma è una situazione che somiglia al San Martino sopra Lecco di vari decenni fa, va imbrigliato tutto, si parla di milioni di euro».

I boschi sono prevalentemente di proprietà privata, ma sono scarpate con pendenze del 60 o 70 per cento senza alcun valore economico o di sfruttamento che i proprietari «almeno quelli vecchi sarebbero ben contenti di cedere al parco». «A parte la sezione finita sull’Alzaia – spiega Gasparini – ci sono decine di piante cadute che vanno rimosse e la scarpata va consolidata. Questo ci causa un enorme danno economico che mette a rischio la sopravvivenza della nostra struttura, dove lavorano due dipendenti svantaggiati ed abbiamo tre persone che fanno tirocinio. Se manca il pubblico che viene da sud, ed è la parte prevalente, non ce la facciamo. Per questo lanciamo un appello a tutti, aiutateci, non siamo solo un ristoro, siamo anche un presidio per chi percorre l’Adda e si fa male».

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