Broligarchia: il nuovo corso negli USA

Per definire esattamente cosa stia succedendo negli Stati Uniti, può servire un neologismo che riassume plasticamente cosa è diventata la politica in questo nuovo medioevo: “broligarchia”.

Il termine, nato dalla crasi tra “brother” e “oligarchia”, designa lo strapotere di una ristretta cerchia di persone e di fedelissimi che governano la cosa pubblica del tutto incuranti dell’interesse generale. Sarebbe improprio definirla élite perché le dinamiche interne che la abitano fanno pensare ad una accolta di affaristi che, con in modo spregiudicato, non esitano a utilizzare lo Stato per arricchirsi.

I primi mesi della nuova presidenza Usa risultano, in proposito, paradigmatici. In poco tempo, la famiglia Trump e le camarille che vi gravitano attorno hanno guadagnato cifre surreali, come dimostra l’inchiesta del “New York Times” che ha illustrato alcuni degli affari più lucrosi del presidente. Vediamoli. L’immobiliare “Dar Global” e The Trump Organisation”, presieduta dal figlio Eric, ha varato un progetto che prevede la costruzione a Dubai di un hotel di lusso e torre residenziale, alto 350 metri, (“Trump International Hotel & Tower”) che si compone di 80 piani con appartamenti da 20 milioni di dollari l’uno. A Jedda, in Arabia Saudita, è prevista la costruzione di un grattacielo residenziale che si compone di 47 piani di appartamenti di lusso dai 70 ai 350 mq. In Qatar è prevista la costruzione di un campo da golf e di un complesso di ville di lusso. Naturalmente il “catalogo” non finisce qui perché negli affari della famiglia Trump occorre annoverare anche i cospicui guadagni conseguiti recentemente in Borsa e quelli ottenuti con le criptovalute.

Insomma, come titola l’inchiesta del quotidiano americano, la famiglia presidenziale è passata subito all’incasso (“Rush to cash”). Siamo, pertanto, davanti ad un fenomeno che va esaminato attentamente rinunciando ad un approccio improntato alle categorie politiche tradizionali. In questo senso, risulta fondato il timore che l’Occidente si stia avviando alla definitiva capitolazione non solo della democrazia liberale ma della politica “tout court”. Inutile nasconderlo, Donald Trump rappresenta una visione del mondo in cui il valore di un uomo è commisurato alla sua abilità nel fare business. Non esistono etica, religione, diritto, in grado di derogare al dogma del profitto che ha una sola morale: quella di non averne. In quest’ottica, tutti i proclami di Trump possono anche apparire incoerenti e sconclusionati, privi di logica e di senso.

Molti analisti non hanno esitato a definirlo un pazzoide che si pone in netta contrapposizione ai valori che hanno ispirato la storia degli Stati Uniti. In realtà, Donald Trump rappresenta meglio di chiunque altro lo spirito del tempo che vede nel denaro la misura di ogni uomo. La riprova di tale assunto possiamo averla nella determinazione con cui suole coltivare rapporti d’affari con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati con i quali, oltre agli investimenti sopracitati, è stato siglato un accordo che ha portato quattro miliardi di dollari nelle casse della compagnia di investimenti “Affinità Partners” del genero di Trump, Jared Kushner. La verità è che al presidente Usa interessa poco che quegli Stati continuino a finanziare il terrorismo perché, malgrado le fole raccontate all’elettorato ultraconservatore, a lui non interessa contrastare l’Islam, né tantomeno difendere la cristianità e, ancor meno, farsi sostenitore di ogni sorta di fondamentalismo religioso.

Certo, non mancheranno le occasioni in cui si ergerà a pugnace paladino di Cristo ma ciò avverrà esclusivamente per ragion di Stato e di calcolo politico (religio, instrumentum regni..). Pertanto, analizzare la condotta di Trump adottando gli abituali parametri liberali, risulta fallace e fuorviante. Il denaro non ha profumo, questo è l’unico imperativo etico del tycoon americano disposto a tessere relazioni con chiunque, purché redditizie per lui e i suoi sodali. Piaccia o no, questa è la vera natura del trumpismo, prevedibilmente destinato ad assurgere a modello culturale delle nuove generazioni che stiamo condannando ad una deriva morale senza precedenti che solo gli ipocriti fingono di non vedere.

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