I flotilleros e le risate di Togliatti e Monicelli

Mario Monicelli era un tipaccio. Burbero, caustico, scettico - basta ricordare come è morto per capire quanto fosse sfrontato - dissacratore feroce dei vizi, delle ipocrisie, delle miserie e del conformismo degli esseri umani, soprattutto degli italiani.

Una volta, quando era esploso il successo di Ferzan Ozpetek, un giornalista aveva chiesto a lui, Maestro assoluto del cinema italiano, cosa pensasse del regista delle “Fate ignoranti”. La risposta era stata fulminante: “Ozpetek è bravo. Il problema è che i suoi film sono tutti uguali e che alla fine scopri che sono tutti froci”. Bum! Monicelli intendeva che il rischio di Ozpetek fosse quello di rinchiudersi dentro il recinto dell’universo gay e trans diventando prevedibile, come infatti è accaduto, ma dicendolo a quel modo - il suo modo - era venuto fuori un casino micidiale. Immaginate cosa succederebbe adesso, nel regime del politicamente corretto e della culturetta woke dei nostri registonzoli e attoronzoli à la page: come minimo, Monicelli te lo troveresti appeso per i piedi a piazzale Loreto.

Bene, uno così manca davvero in questo periodo storico, davvero tragico e complesso da un punto di vista geopolitico, ma che in Italia assume sempre delle venature grottesche che a un regista diretto e tagliente offrirebbe spunti autoriali formidabili. Ad esempio, metterebbe di certo in lavorazione un sequel dell’irresistibile film comico “Vogliamo i colonnelli”, perché uno come il generale Vannacci - che un totem della destra liberale come Margaret Thatcher prenderebbe a pedate nel sedere da qui fino a Pontida - starebbe a meraviglia nel cast assieme al golpista greco colonello Automatikos, al tenente di vascello Teofilo Branzino e al generale rimbambito Alceo Pariglia.

Ma con certezza ancora più assoluta, visto che Monicelli era un uomo di sinistra di quelli di una volta, socialista storico prima dell’era Craxi e poi militante di Rifondazione comunista, gente colta, gente che studiava, gente laconica, mica i quaquaraquà del movimentismo pulcioso dei giorni nostri, avrebbe portato nelle sale anche un seguito di “Brancaleone alle crociate”. Pure lì, in quel capolavoro comico del 1970 c’è un viaggio in barca sulla quale salgono, tutti infusi di spirito messianico, il condottiero cialtrone di Norcia con il fido destriero Aquilante, il santone invasato Zenone che vuole andare in Terrasanta a combattere gli infedeli saracini (adesso è il contrario, ma a pensarci bene è lo stesso), e poi tutta una banda di straccioni, storpi, monchi, orbi, scappati di casa, tra i quali spiccano il masochista Pattume, il nano Cippa, il gran viagiator Panigotto da Vinegia e una corte dei miracoli in navigazione verso la gloria. Insomma, una vera e propria Flotilla ante litteram. E si viaggia e si canta e si rema e si è tutti esaltati dalla missione divina che cambierà i destini del mondo. Solo che una volta sbarcati in quella che loro ritengono la Palestina, un pastore li avvisa che quello non è il mare, ma il lago di Nemi, nel basso Lazio, e la città più vicina non è Gerusalemme, ma Scatorchiano. Risate. Misera fine della sacra missione della Flotilla. E così, all’Armata Brancaleone toccherà inventarsi un altro espediente per arrivare in Terrasanta.

Che capolavoro un uomo di sinistra a cento carati come Monicelli avrebbe tirato fuori dalla vicenda tragicomica dei flotilleros. Le risa che si sarebbe fatto e che avrebbe fatto fare a noi - Monicelli è uno che ci ha fatto ridere sul macello della Grande Guerra, tanto per dire - dopo aver visto il mostruoso, fantozziano tasso di demagogia, di velleitarismo, di infantilismo, di provincialismo e, soprattutto, di conformismo in questa ridicola pagliacciata. Non che il soggetto non sia serio – se c’è una tragedia oggi, è proprio quella di Gaza, assieme a quella ucraina, che ha fatto dieci volte i morti di Gaza, ma verso la quale non flotilla mai nessuno, chissà perché - ma quanto siano poco seri i personaggi che si sono imbarcati in questa vicenda armati dei loro slogan circensi, delle loro verità in tasca, delle loro risibili analisi storiche da bigino, da Wikipedia, del loro vittimismo tartufesco (la prima missione antimilitarista scortata dalle navi militari: spassoso). C’è veramente il materiale per scrivere un grande capitolo della nostra piccola commedia umana.

E chissà cosa ne direbbero Flaiano – “causa maltempo, la rivoluzione è stata rinviata a data da destinarsi” - o Longanesi o Prezzolini o Montanelli. Vabbè, ma questa era gentaglia di destra, fascisti travestiti, luridi reazionari, servi dei padroni, venduti agli americani.

Sappiamo invece perfettamente cosa penserebbe oggi della Flotilla un comunista del calibro di Palmiro Togliatti, lo statista che il giorno dopo la fine del regime ha fatto amnistiare tutti i fascisti, non Lollobrigida e La Russa, i fascisti veri, quelli che sparavano, perché sapeva che altrimenti l’Italia sarebbe precipitata in una guerra civile disastrosa. Sapete cosa farebbe? Tratterebbe quelli della Flotilla come ha trattato Gian Carlo Pajetta, dirigente di primissimo piano del Pci, battutista, simpaticissimo, rivoluzionario sanguigno e impetuoso - lui si sarebbe di certo imbarcato con questi valorosi - che nel 1947, dopo la sostituzione da parte di De Gasperi del prefetto ex partigiano, era arrivato a occupare la Prefettura di Milano. Beccandosi l’irrisione del pragmatico e machiavellico Togliatti: “Bravo! E adesso dimmi: che te ne fai?”. E la leggenda narra che per molto tempo, da quel giorno in poi, il povero Pajetta aveva dovuto subire i lazzi sarcastici del Migliore: “Allora, Pajetta, come va oggi la rivoluzione?”.

La verità è che quella di Togliatti era una sinistra seria, così come quella della Thatcher era una destra seria, entrambe perfettamente consce che nelle crisi internazionali servono solo la politica e la diplomazia. Qui invece siamo alle comiche, alle macchiette della Decima Mas e alle macchiette della Palestina libera dal fiume al mare. Attenti voi, delle prossime Flotille, che se per caso spunta un nuovo Monicelli un’ondata di risate vi sommergerà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA