
Ci sono tanti motivi che inducono a provare una certa simpatia nei confronti di uno come Jeff Bezos.
Innanzitutto, perché ha iniziato vendendo libri e già questo è un segno del tutto fuori asse rispetto al mainstream analfabetizzante degli ultimi decenni. Poi, perché quando ha fondato Amazon aveva “già” trent’anni (che per gli standard americani significa essere vecchio) e guadagnava nel suo precedente lavoro “solo” duecentomila dollari l’anno (che per gli stessi standard americani di cui sopra significa avere le pezze nel sedere). Insomma, era un signor nessuno. Tutto il contrario dei ragazzotti con la faccia da carognini dell’oratorio o da nerd bimbominkia o da spioni della madre superiora che affollano le proprietà e i management delle altre aziende “over the top” e che sono plasticamente riassunte nel musetto trasudante empatia di Mark Zuckerberg.
Poi, Bezos lo abbiamo sentito vicino, tanto uguale a noi maschi medi, quando in piena crisi di mezza età ha buttato all’aria un solidissimo matrimonio con la scrittrice Mackenzie Scott, dalla quale ha avuto quattro figli, che lo ha supportato in tutti i passi della carriera e che adesso in ogni foto è sempre lì che se la ride (forse perché l’ex marito le ha lasciato 36 miliardi di dollari per poter divorziare), per accasarsi con Lauren Sanchez, una giornalista televisiva e pilota di elicotteri oggettivamente non particolarmente bella né particolarmente giovane né particolarmente raffinata e che adesso, pure lei, in ogni foto è sempre lì che se la ride (forse perché ha appena conquistato il titolo mondiale della nota specialità “attaccamento del cappello al chiodo”). Non c’è niente da fare, quando c’è di mezzo una donna gli uomini diventano tutti dei perfetti imbecilli.
Ma la cosa decisiva che ce lo rende così familiare è l’accoglienza che sta ricevendo per le sue nozze faraoniche, che si terranno a Venezia tra il 25 e il 29 giugno e per le quali ha fissato un budget di quindici milioni di dollari, ha invitato 250 stelle dello star system planetario, riservato sei hotel cinque stelle e cinquanta taxi boat e organizzato decine di feste, eventi e altri ostentatissimi segni di lusso, sperpero e ricchezza. Ma fin qui, tutto sommato, chissenefrega, beato lui o peggio per lui, a seconda delle proprie scuole di pensiero. Il dato che però, come sempre in questo meraviglioso paese, ha fatto rapidamente trascolorare nel grottesco tutta la vicenda è stato l’insorgere di un agguerrito fronte anti Bezos nel quale spicca - al grido della parola d’ordine “dovranno passare sui nostri corpi!” - niente di meno che l’Anpi di Venezia.
I partigiani lagunari hanno stilato un comunicato trasudante indignatissima indignazione nel quale esprimono la più ferma condanna della mercificazione, della privatizzazione degli spazi pubblici, dell’overtourism, dei grandi eventi e delle grandi navi e tutto ciò, tuonano ancora gli eredi dei combattenti per la libertà, come arma di distrazione di massa rispetto ai grandi temi della pace, del riarmo, delle migrazioni, del decreto sicurezza e dei diritti dei lavoratori, messi duramente alla prova dal bieco neoliberismo, dalla speculazione immobiliare e finanziaria e dalla desertificazione demografica. Tutto vero.
Ora, va bene che i primi caldi sono sempre traditori e che bere fuori dai pasti è oltremodo pericoloso, ma che l’Anpi fosse passata dalla lotta in montagna alla lotta di catering e che avesse inaugurato un nuovo filone della sua sempiterna missione etica e politica - l’antifascismo nuziale - è una delle notizie più spassose dell’anno. E in effetti la città di Goldoni sembra il palcoscenico più consono a questa nuova dimensione teatrale di un’associazione dalle origini nobilissime che però è ormai qualche decennio che tende a smarrire il senso del ridicolo.
Certo che Bezos, con tutto quello che è, tutto quello che fa e, soprattutto, tutto quello che ha, rappresenta un mondo spesso sgradevole, irritante, arrogante e cafone - i miliardi, lo yacht da cinquecento milioni, i droni, i pacchi, la postmodernità, la neo plutocrazia eccetera - però è anche vero che eventi di questo tipo portano un indotto clamoroso alla città dal quale trae profitto larga parte dei veneziani. Ma il punto non è questo. Il vero punto è il seguente: che cosa demonio c’entra la lotta partigiana degli anni Quaranta del secolo scorso con le burinate del tutto a-ideologiche di un capitalista degli anni Venti di questo secolo?
Perché se i partigiani 4.0 escono dal sentiero della ricerca storica e della tutela della memoria (ripetiamolo: finalità nobilissime) e si trasformano invece nei censori, nei giudici, nei catoni, nei noiosi sacerdoti dello Stato Etico Resistenziale allora si perde del tutto lo scopo della propria missione e, concionando su tutto, si diventa peggio di quelli che si passa il tempo a criticare. E da lì in avanti, è Circo Barnum: l’Anpi che boicotta il Black Friday, l’Anpi che difende la 194, l’Anpi che ne dice quattro al Papa, l’Anpi che si schiera sul terzo mandato, l’Anpi che scommette sulle rinnovabili, l’Anpi che vuole la verità sul delitto di Garlasco, l’Anpi che censura la Ferragni, l’Anpi che non se ne può più di questi cellulari, signora mia, l’Anpi che riscrive “I promessi sposi”, l’Anpi che assegna il premio Strega, l’Anpi che conduce il Festival di Sanremo, l’Anpi che stronca il 3-5-2 di Inzaghi, l’Anpi che si fa lanciare su Marte, l’Anpi che accarezza bambini biondi, l’Anpi che invade la Polonia…
Una roba da ridere. Una roba da piangere. Il dramma è che l’Italia resta, a sua insaputa, un paese “autoritario”, nel quale comanda chi grida di più, a destra come a sinistra. L’Anpi di Venezia, con questa uscita comica, ha esibito un’infarinatura di vecchie ideologie che però, al di là dei toni, nascondono la solita trita mentalità farisea che fa tranciare giudizi da piccoli borghesi. E a pensarci bene, che gli eredi di Parri, Longo e Sogno siano dei patetici tromboni non è che faccia poi così ridere.
@DiegoMinonzio
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