L’antisemitismo è un movimento ideologico e politico di ostilità contro gli ebrei, fondato su presunte motivazioni religiose, razziali, nazionalistiche ed economiche, che ha avuto effetti violenti soprattutto nella prima metà del sec. XX, culminati nella persecuzione ad opera del regime nazista (6 milioni di vittime).
La prima violenza (giuridica) nei confronti degli ebrei si manifestò agli albori del Sacro romano impero quando fu loro vietato di possedere terre ed assumere al loro servizio contadini cristiani. In tal modo gli ebrei furono praticamente esclusi dall’agricoltura. Da allora non ci furono né agricoltori, né possidenti né latifondisti ebrei. Però, a causa di quel divieto imperiale gli ebrei diventarono più moderni degli altri e proprio a causa di questa loro diversità e modernità, furono braccati e assassinati in massa nel XX secolo.
Gli ebrei erano sopravvissuti grazie ad attività più moderne come il commercio e le banche (che ai cattolici sembravano peccaminose per via dell’usura). Essi avevano, inoltre, subito una grande diaspora a causa delle continue persecuzioni e costituivano una grande comunità internazionale. La loro condizione migliorò dopo la Rivoluzione francese. Ma i ghetti ebraici cessarono soltanto con la proclamazione dell’unità d’Italia e a Roma dopo il 20 settembre 1870.
La diversità degli ebrei oltre che da fattori religiosi, dipese anche dal fatto che essi erano dotati di una istruzione e di una cultura superiore a molti altri, considerato che la civiltà contadina era composta in larga misura da analfabeti, mentre i bambini ebrei imparavano a leggere e scrivere fin dall’età di tre anni.
Nel suo libro “Se questo è un uomo” Primo Levi racconta il drammatico viaggio per raggiungere l’inferno di Auschwitz, aggiungendo che una volta arrivati a destinazione, alcuni “entravano in campo”, altri “andavano in gas”. E ci offre una drammatica testimonianza per far capire la bestiale disumanità di chi ha programmato lo sterminio di milioni di innocenti.
Alcuni giorni fa Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel ricordare le vittime del 7 ottobre 2023 per il “vile attacco terroristico contro inermi cittadini israeliani” ha espresso “orrore e condanna” sia per la “raccapricciante ed efferata violenza consumata quel giorno da Hamas”, sia per la reazione di Israele, che in due anni ha ucciso 67 mila civili palestinesi. Il Presidente ha aggiunto: “Quanto avviene a Gaza e i diversi sentimenti che suscita non possono confluire in quello ignobile dell’antisemitismo che, particolarmente nel secolo scorso, ha toccato punte di mostruosa atrocità e che oggi appare talvolta riaffiorare, fondandosi sull’imbecillità e diffondendo odio”. Va quindi respinta la tesi di chi giustifica il 7 ottobre come atto di resistenza del popolo palestinese. Come pure va respinta la tesi israeliana di considerare come atto di legittima difesa la sua reazione sproporzionata costituita da una violenza “crudele e inaccettabile” inflitta alla popolazione di Gaza, che ha subito “un intollerabile prezzo di morte, fame e disperazione”, anche se ciò non potrà mai cancellare quella “pagina turpe della storia” che è stato il pogrom di Hamas e che rimarrà nelle coscienze”, come dichiarato dal Presidente Mattarella.
Anche il Segretario di Stato Card. Parolin ha dichiarato che l’“attacco terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023 è stato disumano, indegno e ingiustificabile” e ha aggiunto che “E’ diritto di chi è attaccato di difendersi, ma anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità”.
Ora finalmente Israele e Hamas hanno accettato la prima fase del piano previsto dal Presidente Donald Trump per Gaza, che prevede la tregua e lo scambio di ostaggi contro prigionieri. Speriamo che poi il dialogo prosegua positivamente fino al raggiungimento di una vera pace, che deve necessariamente passare attraverso un percorso di riconciliazione e di riconoscimento reciproco tra i due popoli, presupposto indispensabile perché possa realizzarsi il principio, da tutti auspicato, di due popoli e due Stati.
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