Appare sempre più evidente come le potenzialità incontrollabili dei processi digitali abbiano trasformato l’originaria finalità informativa e cronachistica della comunicazione in un luogo paradossalmente disinformativo.
Un ambiente idoneo quasi esclusivamente alla speculazione intellettuale, in cui i sensazionalismi e le fake news si diffondono con una velocità preoccupante tanto da intaccare fortemente la fiducia dei cittadini e gli stessi principi fondanti della democrazia. Secondo il World Freedom Index 2025 - rapporto condotto dall’autorevole organizzazione non governativa Freedom House con sede negli Stati Uniti - “4,5 miliardi di persone hanno accesso a un’informazione fortemente condizionata da pressioni politiche, economiche e militari”.
Dopo l’avvento di Trump, la libertà di stampa americana è precipitata al 57° posto a causa dei tagli ai media pubblici e alle crescenti pressioni sui quotidiani. In molti Paesi, compreso in taluni casi il nostro, i giornalisti che ricercano la verità sulla presenza di nepotismi, favoritismi e fenomeni corruttivi in cui sono coinvolti esponenti politici dell’area governativa e non solo, subiscono minacce, aggressioni e pretestuose campagne denigratorie. In un numero sempre più crescente di Paesi, soprattutto dell’area orientale, è stato realizzato il controllo statale all’informazione attraverso leggi “anti fake news” che hanno messo a tacere i media indipendenti e fatto arrestare molti loro cronisti. L’informazione che diventa sempre più “propaganda” rappresenta ormai un’arma di potere in grado di riscrivere i fatti e rendere inaccessibile la verità. Non conta più la verità oggettiva dei fatti, anche quando viene supportata statisticamente: conta solo ciò che la maggior parte delle persone crede sia la verità.
A questo allarmante fenomeno, la cui pericolosità è stata in più circostanze richiamata da Papa Leone XIV, sarà riservata un’approfondita riflessione in occasione del “World Meeting on Human Fraternity 2025, essere umani in epoca di odio e guerre”, promosso dalla Basilica di San Pietro, che si svolgerà il 12 e 13 settembre prossimi. Scopo del convegno secondo gli organizzatori è quello di «proporre la fraternità quale chiave di volta per un possibile nuovo ordine politico, economico e sociale dell’esistenza umana». Sul connubio necessario a unire fraternità e azioni concrete rifletteranno quindici tavoli tematici dedicati a specifici settori: dall’agricoltura all’arte e letteratura, dall’economia e finanza alle amministrazioni locali, dall’educazione all’informazione, dal lavoro allo sport. Ognuno di questi tavoli è chiamato a offrire proposte concrete che possano trovare attuazione nei rispettivi ambiti di attività.
Uno dei suddetti tavoli sarà dedicato al cosiddetto “G 20 sull’informazione”, che vedrà la partecipazione di testate nazionali e internazionali . Il compito specifico affidato a questo tavolo dovrà essere quello di affrontare tre delicatissimi temi riguardanti l’informazione: “la verità”, perché oggi la propaganda e una certa subcultura cercano di manipolare la verità nell’informazione; la “dignità”, intesa come il rispetto che il giornalista, conscio del proprio valore sul piano morale, deve sentire nei confronti di sé stesso e tradurre in un comportamento e in un contegno adeguati; la «libertà» intesa come la condizione necessaria per cui un individuo possa decidere di pensare, esprimersi e agire senza costrizioni. Saranno poste a confronto più voci, tutte molto autorevoli ed eterogenee.
L’esperienza del tavolo dovrà aiutare a incontrarsi e ascoltarsi, a conoscersi e riconoscersi perché è proprio in questo ascolto, che sottolinea “la radice dell’umano” che è in noi, si gioca il futuro dell’informazione. La sfida è chiara: lasciare che la comunicazione diventi il megafono dei potenti o restituirla alla sua vocazione originaria di servizio alla comunità, di costruzione di cittadinanza, di tutela del bene comune.
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