È la settimana decisiva. La settimana del Conclave, la settimana dell’eredità di Francesco e soprattutto la settimana durante la quale prenderà forma nuova, un’altra volta, il Vangelo, lievito di ogni realtà.
Insomma non è una questione di numeri e non è una questione di potere. Bergoglio è stato una pietra d’inciampo, sulla quale molti dentro e fuori la Chiesa sono stati costretti a fermarsi. È stato un Papa coraggioso oppure è stato solo un Papa normale che ha riportato il Vangelo al cuore di ogni comunità, tenendosi ben lontano nell’impresa da ogni suggestione ideologica di ricostruzione di una cristianità ideologica? La Chiesa non ha il potere di governare gli uomini, né la verità teologica e morale sono l’obiettivo ideale della fede. Lo ha scritto il teologo Pierangelo Sequeri nella rubrica che in questi giorni tiene su Avvenire intitolata non a caso “Punti cardinali”.
Il ministero petrino si è sempre misurato con tensioni profonde e con la necessità di discernere con sguardo lungimirante e fissato al Vangelo come esse scorrono nella Chiesa e nelle società, fin negli angoli più angusti, per individuarne la logica, per rilevarne le qualità e i rischi e per capire come trasformarle in opportunità soprattutto per i più deboli, i più fragili, gli esclusi e gli scartati, i poveri. Francesco non lascia una facile eredità, perché ha costretto la Chiesa a uscire dalla “comfort zone”, ma senza indicare un’alternativa.Il Vangelo non spiega come deve essere un cristianesimo più attrattivo, come fare per ottenere più like nell’illusione che diano maggior senso e spessore alla missione. In 12 anni ha aperto processi e ne ha chiuso nessuno e oggi per alcuni ciò è colpa grave. Le parole e i gesti più netti di Bergoglio vanno analizzati e compresi nella tensione dinamica del Vangelo, che non è un’agenda. Gesù a Pietro non presenta un programma dettagliato al quale aderire, ma dice semplicemente “vieni e seguimi”.
Bergoglio ha fatto la stessa cosa. Non ha restituito la Chiesa a nessuno, nemmeno ai cattolici. Caso mai ha restituito il Vangelo alla Chiesa. Mai è stato generico, mai illuso nessuno lasciando credere che si sarebbe adattato alle sue posizioni. La libertà di Francesco è la libertà del Vangelo.
Oggi tale libertà è da temere? Il dibattito di questi giorni tra i Cardinali nelle Congregazioni Generali gira attorno a questo interrogativo e a questo contesto. Non è solo l’eredità di Francesco che è in gioco, ma l’eredità quotidiana del Vangelo. È facile mettersi in tasca ognuno, a destra o a sinistra, laico o credente, il pezzetto che più piace dell’eredità di Francesco. Più difficile è convincersi circa il fatto che il cristianesimo abbia ancora qualcosa da dire di nuovo alle donne e agli uomini di oggi e che ciò non è affatto un danno per le donne e gli uomini di oggi. Della discussione tra i Cardinali non si conoscono i particolari, ma si coglie il senso generale di un dibattito volto a stabilire se il processo aperto da Bergoglio sia da portare avanti e soprattutto da custodire. Chi lo farà? Sicuramente non un uomo solo al comando. Lo statuto evangelico della figura di Pietro è quanto di più lontano ci sia dal presidente di una multinazionale o da un comandante in capo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA