Sport / Lecco città
Martedì 18 Novembre 2025
Caso stadio, Aliberti pronto a fare causa al Comune e a traslocare il Lecco a Zanica
Il presidente del Lecco, stanco dell’immobilismo dell’amministrazione sui lavori allo stadio, valuta di far giocare la squadra in un altro campo nel girone di ritorno. Pronta anche la causa al Comune
Lecco
Ora il presidente del Lecco Aniello Aliberti fa sul serio. È un imprenditore. È abituato a trarre le somme dei discorsi, non è un politico. Così, se la situazione non si sbloccherà (presto), ha già pronto un piano B per il girone di ritorno: se ne andrà in un altro stadio a giocare le partite casalinghe. Quasi sicuramente a Zanica, all’Albinoleffe Stadium, dell’amico Andreoletti. E con quasi altrettanta certezza farà causa al Comune di Lecco per «indebito arricchimento». Naturalmente ha dalla sua pezze giustificative, fatture, dichiarazioni di inizio attività. «Il Comune sa benissimo quanti e quali lavori la Calcio Lecco srl ha fatto allo stadio di sua proprietà. E ce li vuole ripagare in dieci o più anni. Ma noi i soldi li abbiamo già tirati fuori. E sto studiando il modo di tirarli fuori anche per la cabina elettrica se non me li darà il Comune. Ho già chiesto a Livio Impianti come poter fare. Ma di sicuro non correrò altri rischi come quello di domenica scorsa». Il perché è presto detto: «Sono responsabile penalmente di tutto quello che avviene dentro lo stadio. Se il generatore diesel, altamente inquinante, dovesse rompersi, esplodere, oppure se, per esempio, lo stadio dovesse finire al buio e qualcuno, per questo, dovesse farsi male, l’unico responsabile per la legge sarei io. E non me lo posso permettere».
Detto questo, Aniello Aliberti non pretende che il Comune spenda i soldi dei cittadini per lo stadio, se questa non è la volontà politica dell’amministrazione. «Non ho mai preteso niente – osserva stizzito -, non sono andato direttamente a parlare con i giornali, ma sono stati i tifosi che mi hanno chiesto conto e io a loro devo delle risposte. Naturalmente pubbliche. Sono estremamente rispettoso delle amministrazioni: questi signori sono stati democraticamente eletti dai cittadini lecchesi ed è giusto che loro decidano. Dico solo che non batto i pugni sul tavolo, ma prendo atto di questo stato di cose. E con questo stato di cose oggi allo stadio io non mi sento sicuro. Se trovo uno stadio e penso di averlo trovato, piuttosto che rischiare, me ne vado. Il campo che non drena, le luci che rischiano di non andare, i bagni inservibili, non devono essere più una mia esclusiva preoccupazione. Lo stadio è del Comune di Lecco». Aliberti è ancora più esplicito: «Hanno ritenuto prioritari il teatro, le aiuole, il Bione...Benissimo! Non devono stare lì a giustificare le loro scelte. A me non deve tirare per la giacchetta neanche l’opposizione, visto che è diventata una materia di scontro politico. Io chiedo solo se c’è la possibilità di fare quel che serve. Se non c’è la possibilità, devo trovare altre soluzioni. Devo pensare a non avere problemi».
Naturalmente Aliberti non chiude la porta in faccia al Comune. Ma non spera più in un accordo: «Ho fatto 15 mesi di trattative col Comune, e ai giornalisti ho detto quello che i giornalisti mi hanno chiesto. Perché? Perché i tifosi lo chiedono. Non è che il giornalista vuole sapere per casa sua se faccio lo stadio o non lo faccio. E i tifosi aspettano delle notizie. Quindi perché dici che “io sono andato sui giornali”? No, io ho risposto a delle esigenze e delle richieste dei tifosi con la massima trasparenza. Siano altrettanto trasparenti e dicano, una volta per tutte: “No, la nostra priorità non è lo stadio”. Ne prenderò atto e cercherò altre soluzioni».
Tra le quali adire le vie legali: «Ormai penso sia l’unica strada rimasta. Una causa per indebito arricchimento naturalmente. Lo scomputo in dieci anni del canone non è la stessa cosa. Perché è vero che non è stata fatta una gara, però sono stati fatti tanti lavori e il Comune lo sa. Li sa tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA