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Venerdì 16 Maggio 2025
Eugenio Finardi a Lecco, mezzo secolo di musica: «Ho creato la mia onda e adesso la cavalco»
Sabato al Discoshop di Lecco alle 17 presenta un nuovo album di canzoni inedite intitolato “Tutto”
Lecco
Dopo oltre dieci anni di silenzio, Eugenio Finardi torna con un nuovo album di canzoni inedite, “Tutto”. Il cantautore milanese verrà a presentarlo sabato 17 maggio al Discoshop di Lecco, a partire dalle 17. Al termine dell’incontro è previsto il classico firmacopie.
L’ultimo album arriva a cinquant’anni esatti dal primo e segna un nuovo step nella carriera del cantautore milanese.
Finardi, lei proviene da una famiglia di musicisti: quanto questo ha influenzato le sue scelte?
Mia madre era una cantante, i due fratelli di mio padre dei musicisti, mia zia una pianista, in sostanza io sono cresciuto nella musica.
Ha mai pensato di fare altro, nella vita?
No, mai. A dire il vero il “piano B” era quello di fare l’avvocato, ma non sono mai stato un gran studente. Mio padre era convinto che lo potessi diventare per la mia parlantina...
La sua carriera dura da oltre cinquant’anni, qual è il suo segreto?
Il mio primo album è del 1975 ma prima avevo già lavorato come corista e come strumentista in diversi progetti. Penso che il segreto sia quello di crearsi la propria onda, non aspettare che ne arrivi una per cavalcarla. Io preferisco essere un ruscello più che un oceano.
Dopo oltre dieci anni di silenzio, finalmente un nuovo album di inediti. Come è nato?
Gli album sono come i figli,:arrivano. In questo caso però lo spunto è venuto vedendo “Get back”, la docu-serie sui Beatles. Sono rimasto colpito dal fatto che scrivessero i loro capolavori vivendo quasi una vita da impiegati, dalle 10 del mattino alle sette di sera. Così io e il chitarrista Giovanni Maggiore ci siamo chiusi in studio per mesi e abbiamo scritto queste canzoni. Non abbiamo aspettato l’ispirazione, l’abbiamo creata.
“Tutto” è un titolo curioso per un album...
Si intitola così perché c’è veramente di tutto: parla di pettirossi, di fisica quantistica, di ricordi, del futuro, delle IA, di massimi sistemi e piccole miserie nascoste nell’animo. In più ci sono riferimenti anche a “Sugo”. È il mio ventesimo album, a cinquant’anni dal primo, quindi è pieno di riferimenti e e di suoni che ho usato nel passato, declinati diversamente.
Come è cambiato Eugenio Finardi in questi cinquant’anni?
Sicuramente faccio più attenzione a salire le scale... in realtà non si cambia molto, si cresce. Ho fatto tanti giri di giostra e ora vedo le cose che tornano, mode e atteggiamenti in un futuro che si sviluppa come una spirale. Si guarda tantissimo al passato ed è strano perché stiamo ammazzando il pianeta in cui viviamo, ma facciamo ancora battaglie di metà del secolo scorso.
Che rapporto ha con i social?
“Tik tok” è quello che mi piace di più, Facebook non mi piace, c’è sempre qualcuno che cerca di ferirti e non ne capisco il perché. Io sono antico, patisco gli “haters” e quindi non seguo i commenti su di me: quelli cattivi mi fanno male.
Lei ha pubblicato sia con etichette indipendenti che con majors, per poi tornare indietro.
Io nasco con un’etichetta indipendente, un’opera d’arte situazionista creata da Gianni Sassi, la “Cramps”. Poi sono passato in “Fonit Cetra” e poi con una Major, ma ho capito che era un gioco per me difficile da giocare, richiedeva molti compromessi. Si figuri che una volta mi dissero “Finardi, l’hanno vista persino al supermercato...”. Per me vivere in una torre d’avorio era insopportabile, alla fine ti trasformi in un’azienda, così dal 2002 ho scelto di essere libero nel mio percorso musicale, ho fatto un disco di fado, uno di blues, cantato alla scala, il tutto con la mia etichetta, la “EF Sounds”.
Esiste qualche sua canzone che ama molto, ma che il pubblico non ha apprezzato?
Ce ne sono molte, interi album. Io non ho mai seguito la corrente, tendo a essere come i salmoni. Anche quest’ultimo disco non è quello che uno si può aspettare da me. Questa cosa mi rende fiero, ma non è conduttiva alla resa economica.
Tornerà a Lecco, dopo qualche anno.
Non vedo l’ora. io sono affezionato a Lecco fin dai tempi in cui, da ragazzino, l’attraversavo per andare a Madesimo. Sono contento di tornare e incontrare il mio pubblico, presentando un disco molto particolare.
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