
Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 30 Maggio 2014
Far west sul Valtellina
«Ciclisti come dei pazzi»
Lo sostiene un cittadino che, prima di uscire di casa, deve stare attento per non essere travolto da chi, in sella alla due ruote, transita sulla pista ciclo-pedonale
«Il Sentiero Valtellina è come il Far West: urge mettere un freno a quei ciclisti che sfrecciano come pazzi».
Lo sostiene un cittadino che, prima di uscire di casa, deve stare attento per non essere travolto da chi, in sella alla due ruote, transita sulla pista ciclo-pedonale attorno alla quale il dibattito si è acceso (e si sta surriscaldando) e sulla quale la convivenza tra i vari soggetti che la utilizzano pare diventata impossibile.
Sono ad un passo dal “divorzio”: ciclisti che pensano di avere ragione, mamme con il passeggino che fanno capannello in mezzo alla strada, bimbi sul triciclo, podisti che corrono dove non dovrebbero, proprietari di cani che non puliscono i “bisognini” di Fido e che spesso non sanno cosa sia un guinzaglio.
A parlare è Giuseppe Di Riso che abita a Boffetto, in via San Pietro Martire e via Paleari e che controbatte ad un ciclista, Ivano Rizzieri, che da queste colonne pochi giorni fa è intervenuto facendo notare che sul Sentiero «le regole e le leggi esistono: se solo le rispettassimo, tutto andrebbe meglio», opinione che ha raccolto il consenso della Comunità montana di Sondrio che è chiamata a gestirlo. Secondo Di Riso, però, a fare acqua sarebbe proprio la gestione. Oltre che contro i ciclisti - la sua critica è sostenuta da prove inconfutabili, sostiene -, punta l’indice contro «la Comunità montana che se ne lava le mani e intanto butta nell’Adda soldi pubblici». Un esempio, secondo lui, sarebbe «la segnaletica progressiva: i marmetti sono oramai non leggibili» e quindi inutili.
Sulla velocità sostenuta delle due ruote, motivo del contendere, incalza: «Vi invito a sedersi davanti casa mia a Boffetto, per verificare di persona che il problema non sono certo gli utilizzatori “deboli” (elencati sopra), ma solo ed esclusivamente il ciclista pazzoide magari anche fatto - azzarda Di Riso -, che saetta come un forsennato, senza utilizzare alcun avvisatore acustico, che altererebbe l’estetica della sua super-bicicletta da super-campione». Che la zona sia a rischio, «lo confermano anche i vari residenti delle due vie» sopracitate. Secondo lui, «il ciclista, unico elemento forte e pericoloso, non vuole assolutamente circolare piano e segnalare la sua presenza in maniera semplicissima con il classico campanello o il fischio o la classica parola pista o altro», mentre il «cow-boy o l’amazzone si guardano bene dall’asportare le zeppole del quadrupede, lasciate a marcire anche in pieno centro abitato». Di Riso assicura di aver «personalmente scritto alla Cm moltissime lettere da quando è entrato in funzione il Sentiero, e non è mai cambiato alcunché. Anzi appunto le cose sono peggiorate: quei marmetti segnaletici sono ridicoli, dovrebbe pagare l’errore l’ideatore, e sono solo la ciliegina sulla torta di una bella idea, il Sentiero, gestita malissimo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA