«Idraulici evasori?

Colpa dei clienti»

Un pronunciamento dei giudici di Cassazione in una causa di separazione accende il dibattito - «La categoria ha perso circa il 40% del fatturato: spesso sono i committenti che non vogliono pagare l’Iva»

LECCO

«Gli idraulici non conoscono crisi», perché «hanno sempre un sacco di lavoro, visto che quando li si chiama a casa fissano appuntamenti a distanza di giorni», e «glissano sulla fattura, così fanno un bel po’ di nero».

Quel che molti pensano degli idraulici (ma anche degli elettricisti, degli imbianchini, in definitiva degli artigiani che vengono a fare piccoli o grandi lavori in casa) non può essere più liquidato come un luogo comune perché il 15 gennaio a sentenziare sulla questione è stata addirittura la Corte di Cassazione.

Il fatto riguarda un giovane idraulico separato che sulla base del fatto di «non avere lavoro», affermazione documentata da dichiarazione dei redditi, non intendeva pagare a moglie e figli un assegno mensile da 800 euro.

Secondo i giudici l’idraulico, «in salute, giovane, con capacità lavorativa specifica e che può adattarsi a reperire altro lavoro» può pagare. E quanto alla denuncia redditi (vincolante solo in cause tributarie) i giudici hanno considerato altri fattori economici, non escluse attività «magari in nero».

Sul territorio una reazione arriva dal presidente dei termoidraulici lecchesi di Confartigianato, Oscar Buzzoni.

«Facciamo ordine sulla questione – esordisce - visto che con la crisi la nostra categoria ha perso fra il 30 e il 40% del fatturato». Già, il fatturato, e il non fatturato? Buzzoni non ci sta: «Non nego che ci sia del nero ma spezzando una lancia a favore della categoria dico che spesso una delle prime cose che i clienti ci dicono è che l’Iva non la vogliono pagare». Convenienza reciproca quindi? «No – aggiunge - perché io, che di notte dormo molto sereno, trovo che fatturare facendosi pagare il giusto sia sempre la cosa migliore. E invito i miei associati a fare altrettanto, tanto più che siamo obbligati a rilasciare dichiarazioni di conformità che richiedono regolarità nei pagamenti. Addirittura a volte i clienti pretendono le dichiarazioni senza pagare l’Iva, non siamo noi gli irregolari».

E sul fatto che la categoria non conosce crisi chiarisce: «La sentenza della Cassazione si basa su un’idea di mercato di qualcuno seduto su alti scranni, statistiche raccolte chissà come alla mano, definisce in ripresa. Noi siamo legati all’edilizia e stiamo ancora arrancando nella crisi. Inoltre ci sono differenze fra i territori. Io, ad esempio, sto in Valsassina dove di recente tre importanti imprese edili hanno chiuso, con un forte contraccolpo su noi dell’indotto. Al contrario, ci sono situazioni nella parte sud del Lecchese di imprese che fortunatamente stanno andando bene. Ma in generale si sta faticando».

E la Valsassina è anche terra di seconde case «dove se uno deve comprare la caldaia nuova o i pannelli solari lascia perdere e lo fa nella prima casa, altra differenza fra territori». Edilizia a parte, sui privati «non va meglio. Si va nei centri di bricolage, ci si arrangia comprando caldaie e facendole montare magari senza dichiarazioni di conformità».

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