Ho ascoltato prima del 2 giugno, da tutti i politici favorevoli, che sarebbe stata una parata sobria.
Napolitano: "Dobbiamo affermare l'Unità d'Italia", quindi parata sobria. Casini: "Non si strumentalizza il terremoto (lo stai facendo tu), quindi parata sobria.
Bersani: "Il concetto di Repubblica va rafforzato", con una parata ma sobria. La sobrietà di Napolitano è molto diversa dal mio concetto di sobrietà. Gli italiani normali, a parte quelli che vivono di politica, sono sobri da tempo.
Ai terremotati dell'Emilia non importa che la parata del 2 giugno sia stata sobria o meno, ma che adesso vengano ricostruite fabbriche e case. Che riparta la produzione.
Gianfranco Longhi
Quando un anno e mezzo fa l'arcivescovo di Milano Tettamanzi pregò per una sobrietà di tutti a vantaggio di coloro che sobri erano costretti a esserlo da tempo, non trovò universale riscontro.
Da destra lo si accusò d'indulgere a una campagna di sinistra: di voler fustigare il costume politico del berlusconismo e dei suoi derivati. In realtà l'arcivescovo ne faceva una questione sociale. Sociale e generale. Intuiva la portata della crisi già arrivata, e che sarebbe andata oltre il traguardo allora raggiunto. Nacque il fondo di solidarietà per i poveri.
Una goccia nel mare delle difficoltà. Ma una goccia che è servita e che serve a dissetare. Ecco dove porta una sobrietà condivisibile da tutti. E' un processo di analisi semplice: capire la gerarchia delle necessità, mettersi al loro servizio. La seconda sobrietà di valenza comunitaria è quella d'educare se stessi a governare gli egoismi, dando precedenza all'idea di prodigalità (la prodigalità è un modo di essere, prima che un modo di fare).
La terza sobrietà di segno popolare è quella del linguaggio: parlare quando serve, nella forma adatta, rivolgendosi agl'interlocutori giusti. Sapendo quel che si dice, ed evitando di dire quello che non si sa. Anche la riduzione delle parole inutili, quando non stolte, fa parte della campagna contro gli sprechi.
Max Lodi
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