La leggenda Antonello Riva benedice Saliou Niang: «È impressionante. E ora contro Doncic...»

Il grande del basket italiano elogia il giovane talento lecchese: «Ha la sfrontatezza dei giovani, ma anche una grande forza mentale». E per affrontare la Slovenia, dà un consiglio Pozzecco

Mandello del Lario

La “benedizione” arriva da un giocatore che non solo è stato fra i più grandi di sempre della pallacanestro italiana, ma che è anche lecchese come lui: Antonello Riva, che di Saliou Niang (nato in Senegal ma dall’età di due anni residente a Mandello del Lario) dice: «Penso che sia un ragazzo con i giusti valori e che abbia davanti una carriera di alto livello. La mia paura, tra virgolette, è che con questa sua attitudine atletica e mentale, lo sbocco naturale per lui sia lontano dall’Italia: nell’Nba».

Il bomber di Rovagnate (anche se adesso si divide tra Dubai e Mariano Comense) non nasconde di essere rimasto sorpreso, come tutti, dall’impatto che ha avuto Niang sull’Europeo, sulla Nazionale e sul basket italiano in generale, a soli 21 anni e da giocatore quasi esordiente in maglia azzurra.

«Devo essere sincero, non lo conoscevo – dice Riva –. Ho scoperto proprio nei giorni scorsi che è di Mandello. Avevo visto qualche sua partita con Trento e pensavo addirittura, per il tipo di giocatore che è, che fosse straniero. Poi ho iniziato a seguire l’Europeo perché, oltre al fatto che gioca la Nazionale, mi piaceva capire come tutte queste stelle venute dall’Nba riescono ad adattarsi al basket europeo, e così mi sono imbattuto in questo ragazzo, Niang».

Cosa ti ha colpito? «Nella partita con la Spagna ho visto nove giocatori che andavano a una velocità, e uno a velocità doppia. Non solo come ritmo, ma anche come reattività. Ha preso un rimbalzo in mezzo a tre avversari, che è stato impressionante».

Grande atletismo, ma non solo. «La forza della giovinezza, potrei dire, ma quello che fa impressione è anche la sua forza mentale. Cioè, ok essere spregiudicato, ma lui non è una variabile impazzita. Ha la sfrontatezza dei giovani, però si vede che lo fa con la concentrazione e la determinazione di chi sa quello che sa fare: ad esempio, non l’ho visto fare uno sfondamento».

Dove invece può crescere? «Vedendolo così non mi sembra che abbia nel repertorio il tiro da fuori, però ha preso alcuni tiri da tre punti importanti e li ha segnati. Vero è che aveva dei metri di spazio, ma non è detto che sia mentalmente più facile. Se quindi riesce a mettere nel bagaglio anche un tiro pericoloso, diventa un giocatore che andrà via dall’Italia. Aggiungo che mi sembra un 3, ma che può giocare anche da 4. E in tal caso, tanto più col basket attuale, ha bisogno di aumentare la massa muscolare, però conta anche l’agilità che ha innata. Insomma, la lettura del corpo rispecchia quella di un ragazzo che ha voglia di migliorarsi e di accrescere il suo bagaglio cestistico».

Va alla Virtus Bologna e l’asticella si alza. «Di solito le squadre che partecipano all’Eurolega obbligano gli allenatori a fare delle scelte nette, e vedremo Niang quale tipo di spazio riuscirà a ritagliarsi. Ma penso che confrontandosi con i migliori giocatori d’Europa possa conquistare sempre più minuti. Credo proprio che, di questo passo, il suo sbocco sarà l’Nba (è stato draftato dai Cleveland Cavaliers, ndr)».

In Nazionale è diventato imprescindibile, ma dagli attuali 16 minuti di media può diventare titolare, o meglio, dalla panchina per spaccare la partita? «Questo mi porta a parlare del Poz (il ct Gianmarco Pozzecco, ndr), e penso che sia l’allenatore attuale migliore per mettere i giocatori nelle condizioni ideali. Lui, avendo visto Niang in queste settimane tutti i giorni, l’ha capito e gli ha creato le condizioni migliori per rendere al massimo. Poi, io qualche minuto in più glielo darei, però partire nel quintetto iniziale ti porta a bruciare qualche energia in più mentalmente, quindi Niang meglio a gara in corso».

Nel suo ruolo ha davanti un big come Fontecchio, anche se hanno giocato degli spezzoni insieme. «A me piacciono le squadre piccole. Come ripeteva sempre D’Antoni, se devo avere uno di 2 metri e 20 che non sa tirare e non corre, allora meglio uno di 2 metri che sa fare bene tutte le cose. Niang deve andare a rubare minuti da 4, anche se lì ci sono due come Ricci e Melli, come pure da 3 a Fontecchio, che a parte la super partita da 39 punti nelle altre mi sembra abbia faticato per entrare in ritmo immediato».

Intanto l’Italia è volata agli ottavi di finale con quattro vittorie in cinque gare.«Fino adesso direi bravi. Hanno fatto non solo quello che dovevano, ma anche qualcosa in più. Se avessero perso contro la Spagna non sarebbe stato uno scandalo, e poi è un Europeo pericoloso, potevamo essere noi a fare la fine della Spagna».

Domani però c’è la Slovenia del fuoriclasse Doncic. «Lui è un fenomeno, che va oltre la realtà. È imprevedibile e ha grandi qualità tecniche: se sta in campo 40 minuti, può segnare 50 punti. Posso dire la mia? Il giocatore ideale da mettergli contro è Niang».

Caspita, neanche nel libro dei sogni. «Per fortuna nostra abbiamo tanti giocatori e penso che organizzeremo una difesa di squadra per limitare Doncic per quanto sia possibile. Però Niang ha un’altezza e le braccia lunghe che possono dargli fastidio. Speriamo che si sia ripreso dall’infortunio alla caviglia».

Fin dove può arrivare l’Italia in questo Europeo? «La Slovenia è ancora al nostro livello, ma temo che le altre abbiamo qualcosa in più di noi».

Quale augurio finale a Niang, da parte di un’icona che ha fatto la storia del basket? «Quello di mantenere sempre questo atteggiamento. Nelle prime partite dell’Europeo ho visto che qualcuno dei nostri era teso. Lui invece porta questa spavalderia, questo sorriso, che penso sia contagioso. Ecco, l’unico consiglio che posso dargli è di non abbandonare questa sua allegria nel giocare. Penso che sia un ragazzo con i giusti valori, cresciuto in una terra che gli ha trasmesso la cultura del lavoro quotidiano. Ha davanti a sé una carriera di alto livello».

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