La rivolta delle quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943) è la prima insurrezione popolare scoppiata nell’Europa occupata dai nazisti. La scintilla fu il gesto di un marinaio che lanciò bombe a mano contro un autocarro tedesco. Venne trascinato sulle scale dell’Università in fiamme e fucilato di fronte ad una folla sbigottita, costretta ad inginocchiarsi e applaudire l’esecuzione. Il giorno dopo scoppiò l’inferno. Tutta Napoli corse alle armi: operai, professionisti, nobili e popolani, una moltitudine di scugnizzi tra i dieci e i quindici anni, che si lanciarono nella mischia incalzando i tedeschi in ritirata, mentre dai balconi piovevano sul nemico in fuga masserizie e oggetti pesanti e nelle strade venivano allestite barricate. Nei giorni della lotta si è persino riusciti a pubblicare un foglio a stampa intitolato “La Barricata”.
Il ricordo corre all’omonimo film di Nanni Loy del 1962, che raccontava una pagina di storia poco conosciuta dagli italiani e ignota ai più giovani, che di solito a scuola, in quegli anni, non andavano oltre il 1918. Napoli è stata la prima città europea che mise in fuga soldati tedeschi, nazisti e fascisti, consegnandola il 1° ottobre, libera agli alleati anglo-americani, grazie all’eroismo e al coraggio dei suoi abitanti, ormai esasperati per i lunghi anni di guerra. Dal 1940 al 1943 i bombardamenti su Napoli da parte delle forze alleate furono durissimi causando oltre 25.000 vittime e gravi danni al patrimonio artistico e culturale, tra cui il Palazzo Reale e la Chiesa di S. Chiara. Per la prima volta in Europa i nazisti hanno poi trattato una resa di fronte a degli insorti. Alla Città di Napoli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare e ai suoi eroi varie altre medaglie.
Il ruolo delle donne fu fondamentale. Trasmettevano messaggi, rifornivano di cibo i renitenti alla leva nascosti nel sottosuolo, curavano i primi feriti. Alla Sanità un gruppo di insorti, tra i quali Carlo Cerasuolo, impedisce ai guastatori di minare il ponte che sovrasta il quartiere. Dei rifornimenti si occupa sua figlia, un’operaia di 23 anni che portava cestini di bombe a mano, offerte dalla locale stazione dei carabinieri: è Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, medaglia di bronzo al valor militare. Oggi il ponte della Sanità porta il suo nome.
Raffaela De Martino aveva appena 17 anni quando aiutò uno dei capi ribelli: nascondeva sotto i vestiti messaggi e armi e li faceva passare ai posti di blocco dei nazisti.
Anna Marciano aveva 9 anni e salvò una trentina di soldati sbandati avvisandoli di scappare quando arrivavano i tedeschi. La signora Emma evitò la deportazione al marito trasformandolo in una mummia avvolgendolo nelle strisce ricavate da un lenzuolo per spaventare i nemici con una malattia terribile e contagiosa. Le monache di Materdei accolsero nel loro istituto i ribelli, che usarono la terrazza bassa e lunga per bloccare i convogli tedeschi lungo un passaggio obbligato.
Dopo l’8 settembre a Napoli prese il comando il colonnello Scholl, che lo esercitò con estrema violenza. Quattordici carabinieri che si erano battuti contro i tedeschi vennero assassinati sulla strada per Aversa. Ottomila renitenti alla leva sono arrestati, ma l’ordine di fucilarli non verrà mai eseguito. Si spara in tutta Napoli: da Capodimonte a Salvator Rosa, dal Vasto a Foria, da Porta Capuana al rione Vincenzo Cuoco, dove i tedeschi attaccano con i carri armati Tiger, provocando 12 morti e 15 feriti. Si contrastano veicoli, truppe e carri armati con le munizioni racimolate. Mentre i nazisti suscitano il terrore nella popolazione con rastrellamenti, bandi e minacce di distruzione, l’avvio ai campi di lavoro, razzie e violenze.
Il 29 settembre muore Gennarino Capuozzo, apprendista commesso di 13 anni, mentre lancia bombe a mano sui blindati tedeschi. Il film di Nanni Loy è a lui dedicato. Tanti altri scugnizzi come lui fanno la stessa tragica fine, come tutti gli altri eroi di quelle gloriose Giornate. E’ la storia di un popolo che lasciò sul terreno centinaia di vittime e consegnò agli alleati anglo-americani una città già liberata dai tedeschi, dimostrando che la resistenza è vincente, se si prende nelle proprie mani il proprio destino senza attendere l’aiuto degli altri.
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