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Lunedì 19 Marzo 2012
Lecco: le Acli chiedono
misure per la crescita
«Che fine ha fatto l'area del Mais? E chi sta traghettando il territorio fuori dalla crisi?», questi sono due degli interrogativi che Claudio Cereghini ha posto domenica in occasione del venticinquesimo congresso provinciale Acli di Lecco, l'ultimo da presidente dell'associazione, che ha guidato per dieci anni.
Quindi, prima di lasciare il timone al nuovo segretario Luigi Panzeri, Cereghini ha voluto porre all'attenzione del territorio alcune questioni rilevanti nell'ambito del lavoro, che a Lecco è poco, precario e con scarse prospettive di crescita. Insomma, la situazione occupazionale del territorio è difficile, come anche evidenziato dalle ultime statistiche. «Già quattro anni fa - ha sottolineato Cereghini - in occasione dell'ultimo congresso avevamo chiesto alla Provincia di Lecco come intendesse articolare le sue iniziative rispetto alle aree di sviluppo e in particolare rispetto all'area del Mais».
L'area del Mais è un'area indicata dalla passata amministrazione provinciale quale punto di rinnovamento industriale e tecnologico. La zona in questione doveva sorgere a cavallo tra i comuni di Bosisio Parini, Molteno e altri comuni della zona.
Tuttavia da tempo il progetto del Polo tecnologico è finito del dimenticatoio e Cereghini ha voluto rispolverarlo: «Sinceramente non ci interessa la posizione geografica, quanto il modello di area-sistema, dove far convergere un disegno di riorganizzazione della presenza dell'industria manifatturiera, finalizzato all'integrazione tra insediamento produttivo, servizi e collegamento con la ricerca e lo sviluppo di prodotti e processi innovativi».
Tutte cose che servivano quattro anni fa e che oggi, alla luce della crisi sempre più nera, servono ancora di più: «Serve un'area dove far risaltare più le economie di scopo (la diversificazione), la logica della rete tra diversi soggetti intenzionati a collaborare, piuttosto che le sole economie di scala della singola attività d'azienda. Serve un luogo in cui il nostro manifatturiero, fatto di una miriade di piccole imprese, in cui la caratterizzazione conto terzista la fa da padrona, possa trovare un punto di riferimento, una bussola che orienti nella direzione dello sviluppo e della crescita».
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