
Homepage / Lecco città
Mercoledì 24 Aprile 2013
Lecco, al centro sociale
lo psicodramma del Pd
Ieri sera alla riunione dell'assemblea provinciale circa 150 militanti si sono ritrovati per condividere delusione, rabbia e autocritica. Il partito deve restare unito secondo i molti intervenuti, ma basta con le conventicole e con lo scollamento tra base e dirigenza
Il «disastro», secondo Marco Panzeri, responsabile del Comitato Renzi, è che nessuno si sarebbe mai aspettato questo tonfo del Pd che è riuscito nell'impresa di toccare il fondo della credibilità: «Ma prima di cambiare la macchina, è il caso di cambiare gli autisti».
Una frase applaudita convintamente da molti - anche se non da tutti - perché come è stato ripetuto e poi riassunto nel documento politico finale, il partito deve restare unito. Il fantasma della scissione è un trauma inaccettabile. Anche per i giovani come la deputata Veronica Tentori che raccontando la sua prima esperienza romana con l'impallinamento vigliacco di Prodi colpito alle spalle, ha confessato delusione e avvilimento, ma ha esortato a «superare vecchie logiche e appartenenze», invitando «la vecchia classe dirigente a lasciare».
A congresso, ce n'è un gran bisogno si sono detti in un clima che non si sapeva se più simile a un funerale o a un parto, secondo un militante di Calco molto applaudito quando ha specificato che non è così diverso: «Qualcosa deve finire per far nascere qualcos'altro e noi qui stasera, con generosità passione e intelligenza siamo la dimostrazione che un futuro c'è».
Il sindaco Virginio Brivio, siccome dagli errori si deve imparare, ha rilevato che l'ascolto di quello che il Paese voleva, un Governo comunque, è stato sacrificato alle esigenze di equilibri nel partito: «Bisogna invece imparare ad adattarsi con duttilità ai cambiamenti repentini, alle situazioni che emergono, per governare i processi e non esserne travolti». E ha invitato tutti a ritirare le dimissioni: «Non si scende dalla barca».
L'ex senatore Antonio Rusconi ha strigliato la tendenza a contemplare il proprio ombelico da superare in nome dell'azione politica: «La gente ci dice che queste sono menate rispetto al dramma in cui la crisi ha precipitato i cittadini. Dobbiamo semplicemente tornare ad essere un partito con un minimo di regole: o si è un gruppo o liberi tutti».
Lucia Codurelli con l'ottimismo della volontà rincuora che nulla è perduto: «Ma dobbiamo superare l'anarchia guardandoci dentro. Sono scoppiate le contraddizioni che covavano al nostro interno, anche a Lecco: non ci siamo mai confrontati veramente, per questo il partito non è mai decollato. Ora dobbiamo pensare a come vogliamo rifondarlo».
Eppure quello che è successo è stato un terremoto politico che preoccupa il renziano Sergio Pini: «Abbiamo dato segni di immaturità che possono essere letti come incapacità di esprimere una cultura di governo. E se la prova delle primarie è stata una bella pagina, il rovescio della medaglia è che le divisioni non ci hanno fatto bene». Renziani e bersaniani, due modi diversi di essere centrosinistra: «Si deve trovare una sintesi con grande slancio. Spero sia ancora possibile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA