
Cronaca / Lecco città
Giovedì 06 Marzo 2014
Lecco: Lucchini, futuro più incerto
Tre compratori si ritirano
Guai in vista per la Lucchini di Lecco. Tre pretendenti dei complessi industriali di Piombino e Lecco, Duferco, Feralpi e Acciaierie Venete, hanno deciso di non presentare alcuna offerta
LECCO
Guai in vista per la Lucchini di Lecco. Tre pretendenti dei complessi industriali di Piombino e Lecco, Duferco, Feralpi e Acciaierie Venete, hanno deciso di non presentare alcuna offerta, rendendo ancora più critico il futuro per i dipendenti della grande industria siderurgica.
L’improvviso cambio di programma è stato comunicato ieri dalla stessa amministrazione straordinaria dell’azienda. Tramite un comunicato la società rappresentata dal commissario straordinario, Piero Nardo, diceva: «Antonio Gozzi (Duferco Italia Holding spa) e Giuseppe Pasini (Feralpi Siderurgica spa), in rappresentanza anche di Alessandro Banzato (Acciaierie Venete spa), si sono incontrati questa mattina – ieri per chi legge - con il Commissario Straordinario della Lucchini, Piero Nardi. Nel corso dell’incontro hanno comunicato al Commissario che, nonostante avessero manifestato il loro interesse per i complessi aziendali di Piombino e Lecco in data 7 gennaio 2014, non ravvisano ci siano le condizioni ambientali su Piombino per proseguire oltre nella procedura di cessione avviata. Pertanto hanno dichiarato di aver preso la decisione di non presentare l’offerta non vincolante. Tale determinazione e le motivazioni che l’hanno indotta sono state spiegate verbalmente dagli imprenditori alle principali istituzioni locali e nazionali».
Un duro colpo per la Lucchini di Lecco, dove sono impiegate novanta persone, per lo più operai addetti alla laminazione dell’acciaio.
Infatti Gozzi aveva già svelato che l’interesse dei tre imprenditori era soprattutto rivolto alle attività di laminazione e da tempo il laminatoio cittadino stava testando con successo la laminazione dell’acciaio prodotto da Duferco, Feralpi e Acciaierie Venete. Questa notizia cambia profondamente le carte in tavola.
Quindi, al bando che si chiuderà il prossimo 10 marzo, restano in gara altre sette società, alcune italiane, ma per lo più straniere, anche se non è dato sapere chi siano queste aziende per il momento, le trattative, infatti, restano riservatissime.
In dubbio anche la possibilità di cedere la società al gruppo del magnate giordano della Smc di Khaled al Habahbeh. Il commissario Piero Nardi, settimana scorsa, aveva diffuso un comunicato svelando che il gruppo avrebbe chiesto alla procedura un anticipo di parecchi milioni per garantire l’attività degli impianti per i prossimi due anni a garanzia della futura acquisizione.
Ma questi soldi la procedura non li ha e comunque non sarebbe tenuta a spenderli in questo modo, rischiando comunque di veder naufragare l’accordo con il gruppo tunisino.
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