
Cronaca / Circondario
Giovedì 09 Agosto 2018
Lecco, ogni giorno
100 Tir a rischio
Il caso Dopo il disastro di Bologna, i trasportatori chiedono incentivi per migliorare i mezzi pesanti. Battazza (Fai): «Ogni giorno circa cento trasporti a rischio, che però non entrano nell’attraversamento»
Un centinaio di trasporti pericolosi ogni giorno attraversa il Lecchese, per rifornire di benzina, carburante e comunque di prodotti infiammabili le aziende del territorio provinciale e non solo.
Sulla scia del disastroso incidente avvenuto a Bologna lunedì, quando una cisterna contenente gpl si è schiantata contro il camion che la precedeva, fermo in coda, causando un’esplosione nella quale una persona è morta e oltre 140 sono rimaste ferite, anche nel Lecchese in tanti si sono chiesti quanto sia presente questo rischio sulle nostre strade. Tanto più considerando la presenza di un’arteria importante e trafficata come la SS36, che trasporta quotidianamente tonnellate di merci di ogni genere sull’asse Nord-Sud della Lombardia.
Il rischio è legato alla tipologia di merce trasportata, ma forse anche alle caratteristiche stesse della nostra viabilità. «Le condizioni delle nostre infrastrutture sono sotto gli occhi di tutti – commenta Fernando Battazza, vicepresidente dell’azienda di autotrasporto di Olginate ed esponente del Fai Lecco-Como -: sono precarie, come in buona parte del Paese. Quello su cui è fondamentale intervenire, però, è un altro elemento: quello legato alla dotazione di dispositivi di sicurezza su mezzi adibiti a questo genere di trasporto. Ce ne sono molti, dall’anticollisione all’antiribaltamento, che andrebbero resi obbligatori. Poi l’incidente può succedere, ma si limiterebbero i danni». Altre soluzioni, ipotizzate in queste ore, non lo trovano invece d’accordo. «Pensare a chissà quali limitazioni, all’istituzione di scorte tecniche e quanto altro si sta dicendo in questi giorni mi sembra fantascienza, perché un colpo di sonno o un malore possono capitare a chiunque. L’unica soluzione è agevolare l’adozione dei dispositivi di sicurezza, magari con incentivi da parte dello Stato. Alla fine, di sicurezza stradale beneficiamo tutti».
Impossibile, secondo Battazza, eliminare completamente il rischio. «Il trasporto pericoloso purtroppo esiste e non possiamo farne a meno: sul nostro territorio ne transiteranno circa un centinaio ogni giorno. C’è però il divieto di percorrere determinati tratti della 36, come il Barro e l’attraversamento. Quindi, questi trasporti attraversano la città e i nostri centri urbani. Quelli diretti in Valtellina escono a Civate e rientrano ad Abbadia e viceversa».
Gli autotrasportatori, sotto questo punto di vista, sono assolutamente rispettosi del divieto. «Nessuno infrange questa regola. Tra l’altro, per poter effettuare questo tipo di trasporto serve un patentino apposito, ottenuto dopo un corso impegnativo e costoso, al punto che fatichiamo a trovare autisti abilitati per la nostra azienda».
Il transito in città, per quanto pericoloso, è inevitabile. «Da qualche parte devono pur passare. E il transito all’aria aperta rende meno pericoloso l’eventuale verificarsi di un incidente. Se un veicolo di questi esplodesse in galleria la trasformerebbe in un forno».
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