
Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 06 Febbraio 2019
Monti: «Non avevano con sé attrezzature per il soccorso»
All’indomani della nuova vittima della montagna, parla il responsabile del progetto Freeride Livigno. È lui che cura quotidianamente il bollettino sul pericolo valanghe nei versanti livignaschi.
«Più che di imprudenza parlerei di impreparazione, i due turisti belgi che stavano praticando fuoripista non avevano con sé alcuna attrezzatura di soccorso, ma questa è solo la punta dell’iceberg della loro impreparazione. Hanno attraversato un canale nella zona dell’impianto Blesaccia 2 sul Carosello fra le piste delle femmine e Zuelli dove c’era neve riportata dal vento. Si è staccata una valanga di dimensioni minime, 10 metri di lunghezza per altrettanti di larghezza, ma la vittima è finita a testa in giù sepolta dalla neve. In questi casi ci sono 10’ per salvarlo, ma l’amico che lo precedeva non si è accorto di nulla ed i soccorsi sono partiti molto tardi anche perché la ricerca è iniziata come ricerca di persona scomparsa e non di sepolto da valanga». All’indomani della nuova vittima della montagna, parla Fabiano Monti il responsabile del progetto Freeride Livigno.
È lui che cura quotidianamente il bollettino sul pericolo valanghe nei versanti livignaschi: «In un pendio simile i due sciatori avrebbero dovuto scendere uno molto vicino all’altro così da potersi aiutare in caso di difficoltà, perché puoi intervenire celermente solamente se vedi. Invece il sopravvissuto non si era accorto di nulla e solo una volta giunto agli impianti di risalita ha iniziato ad insospettirsi nel non vedere l’amico. Ma sapendo che lui aveva problemi ad un ginocchio ha pensato si fosse attardato per quel motivo, oppure avesse sbagliato pista». Come ogni morte in montagna, anche quella del turista belga obbliga ad una riflessione Monti: « Per noi che qua a Livigno facciamo davvero tanto per far praticare il freeride nella maggiore sicurezza possibile è disarmante commentare la morte di un freerider. Quando i turisti arrivano qui li incontriamo gratuitamente con le guide alpine spiegando loro tutto. L’incidente è accaduto vicino alle piste battute, particolare che deve indicare a coloro che praticano il fuori pista che non ci sono posti più sicuri di altri ma bisogna prestare la massima attenzione ovunque. Anche la presenza di piante vicino al pendio non deve far ritenere che non possa staccarsi la valanga. In un pendio largo un distacco minimo di 10 metri per 10 non avrebbe probabilmente creato problemi, ma in quello stretto ha fatto sì che lo sciatore fosse sepolto e la neve si accumulasse sopra di lui».
Bisogna comunque ripartire e Monti lo sa bene: «A disgrazie del genere si reagisce lavorando ancora di più. Non deve passare il concetto che sciare fuori pista sia pericoloso: si può vivere la montagna nella sua bellezza, essendo però preparati su quello che si va ad affrontare».
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