
Cronaca / Lecco città
Domenica 24 Novembre 2013
«Per Expo possiamo farcela
Ma i privati devono crederci»
Lecco, il sindaco Brivio è consapevole del rischio che la città sia tagliata fuori dai flussi
«I Promessi Sposi possono essere un’attrattiva ma per Villa Manzoni siamo solo all’inizio»
Lecco
Con il giornale in edicola oggi abbiamo dato il via a una serie di interviste che hanno come oggetto l’Expo 2015 o meglio, Lecco in prospettiva dell’Expo. Di questa manifestazione internazionale si fa un gran parlare, tutto ormai sembra legato a questa scadenza; ogni possibile cambiamento o rinnovamento legato ad infrastrutture o a siti di rilievo culturale, non sembra possibile se non salendo sul treno dell’Expo.
Ne parliamo, innanzitutto, col sindaco di Lecco, Virginio Brivio. Vorremmo, infatti, cercare di capire se su quel treno c’è un posticino anche per noi, che da Milano distiamo pochi chilometri. O se l’attuale classe dirigente lecchese dovrà essere ricordata per un fallimento clamoroso, quando tra qualche anno si scriverà la storia di questi anni in cui le fabbriche chiudono una dopo l’altra. La domanda è diretta e la passiamo subito al sindaco.
«Inutile nascondere che le difficoltà ci sono – ci dice Virginio Brivio – Rispetto ad avvenimenti di rilievo internazionale come il Giubileo o i Mondiali, di soldi ce ne sono pochi. Il progetto iniziale è stato di molto ridotto ed anche Milano fa fatica perché il patto di stabilità su molti aspetti non è derogabile. Dunque, salire su quel treno è importante ma non semplice».
Il nostro territorio come sta operando per essere partecipe ad Expo 2015?
«Uno degli obiettivi in parte realizzati è stato il miglioramento del collegamento ferroviario con Milano, quindi possiamo dire che da questo punto di vista ci siamo. Inoltre anche le piste ciclabili, realizzate dai vari comuni intorno all’Adda, sono ormai una realtà e costituiscono una rete piuttosto diffusa. A partire da questo si può cominciare a lavorare».
Che cosa non si è riusciti a veder realizzato?
«Due fondamentalmente sono le opere rimaste al palo. Il collegamento della Brianza con la Pedemontana ed un serio rilancio della navigazione sul nostro lago».
Nonostante tutte queste difficoltà cosa possiamo fare per “approfittare” di una manifestazione come Expo2015?
«Credo che innanzitutto vada perseguito l’aumento della capacità ricettiva. Nonostante vi siano le possibilità per ampliare questo settore, in città richieste per nuovi alberghi non ve ne sono, mentre sono di molto aumentati i bed and breakfast. Da parte del Comune, poi, sarebbe importante l’attivazione del nostro Ostello della gioventù, che è la nostra seconda priorità dopo Villa Manzoni. Per ora, purtroppo, siamo fermi per la legge di stabilità. Stiamo cercando di perseguire un’altra strada, ovvero un appalto dei lavori che comprenda anche la gestione della struttura per un certo periodo. Speriamo di riuscirci perché sono cento posti di cui la città ha bisogno».
Tra i nostri gioielli da “sfruttare” ci sono il Palazzo delle Paure e Villa Manzoni. Come li utilizzeremo?
«Il Palazzo delle Paure, nei sei mesi dell’Expo, dovrà funzionare a pieno ritmo, dunque anche gli orari dovranno essere ampliati. Poi ci si augura che anche il terzo piano, con il museo della montagna, sia operativo. Abbiamo bisogno che anche questo pezzo di Lecco, fondamentale per la sua storia passata ma anche per il futuro, abbia la sua “casa”. Una città come la nostra, che ha fatto la storia dell’alpinismo mondiale, deve poter avere una vetrina per tutto questo. Per Villa Manzoni tutti sanno che i problemi sono altri».
Ci sono possibilità per sbloccare i lavori di ristrutturazione della villa?
«Proprio giovedì scorso con il ministro dei Beni e delle Attività culturali Massimo Bray, avremmo dovuto discutere la questione, purtroppo non è potuto venire e tutto è stato rimandato. Con lui avremmo dovuto lavorare su una bozza di convenzione comune, che riconosce Villa Manzoni come bene di rilevanza nazionale. Speriamo di farlo presto e di poter iniziare i lavori anche se in questo caso l’Expo non è un punto di arrivo ma di partenza».
Villa Manzoni è il centro di quell’itinerario manzoniano che è un altro dei valori aggiunti della nostra città. Cosa si pensa di fare in questo senso?
«Abbiamo un progetto concreto che si chiama “Il paesaggio manzoniano e l’anima lombarda”. Si propone di valorizzare in chiave moderna i “luoghi manzoniani”, proponendoli ai visitatori di Expo 2015 quale filo narrativo per l’accesso e la conoscenza del territorio lecchese.
L’iniziativa si propone come un’esperienza turistica a 360° sia in termini geografici che contenutistici e interessa una vasta area geografica, coinvolgendo i territori di Milano, Monza, la Brianza, lungo la sponda dell’Adda, e Lecco. Ci piacerebbe far passare l’idea che il i luoghi manzoniani siano anche un paesaggio spirituale che connota l’anima lombarda».
Supponiamo di riuscire a mettere insieme tutte le nostre qualità: montagna, lago, paesaggi manzoniani. Come faremo a “venderli” in occasione dell’Expo?
«Questo è il punto nodale. Personalmente credo che i nostri valori aggiunti vadano “pacchettizzati” per essere resi fruibili e poi vadano ovviamente venduti. E chi lo può fare sono solo dei privati. E’ l’iniziativa privata che può fare da pivot in questo contesto».
E con il patto di stabilità come la mettiamo?
«Ci sono promesse per un suo alleggerimento nel prossimo anno. Speriamo sia vero. Eventi come l’Expo 2015 possono essere un volano anche per l’economia privata e vanno sfruttati. Resta il fatto che, visti i tempi ristretti, l’Expo sarà una sorta di palestra per quello che verrà dopo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA